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mercoledì 14 ottobre 2015

Camporini: riflessioni pertinenti: siamo o non siamo?

La forza e le baionette 
Italia grande potenza oppure no 
Vincenzo Camporini
08/10/2015
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Stimare le capacità militari di un determinato Stato è uno degli esercizi più complessi e difficili con cui gli Stati Maggiori dei maggiori Paesi si misurano continuamente, investendovi significative risorse umane (a livello di analisti e di “intelligence”) e finanziarie.

Le capacità militari sono il prodotto di numerosi e diversi fattori, fra cui: la qualità e l’età media degli uomini impiegati, l’organizzazione e la struttura delle Forze Armate, la catena di comando, l’esperienza e l’addestramento, le modalità di reclutamento e di formazione, gli equipaggiamenti di cui è dotato lo strumento militare in tutti i campi (sorveglianza, acquisizione informazioni, comunicazione, elaborazione, sistemi di difesa e di attacco, capacità di trasporto e di supporto logistico, ecc.).

Anche limitandosi agli equipaggiamenti, incidono molteplici fattori, fra cui: età e modernità, standardizzazione e omogeneità, stato di usura, manutenzione, oltre che numero reale (cioè quanti sono effettivamente operativi e non quanti sono stati acquistati e magari sono ormai inutilizzabili o richiedono tempo per tornare disponibili).

La maggior parte di queste informazioni sono gelosamente custodite perché coinvolgono la sicurezza nazionale (anche sul piano della deterrenza) o semplicemente per ragioni di immagine. In ogni caso richiedono una grande competenza per poter essere tenute aggiornate e analizzate, fornendo valutazioni credibili sulle effettive capacità militari.

Si potrebbero, quindi, semplificare queste riflessioni sostenendo che queste capacità non si “contano” ma si “pesano”. La storia offre innumerevoli esempi contrari. Con gli “otto milioni di baionette” il Duce pensava di poter sfondare facilmente il confine italo-francese, “spezzare le reni alla Grecia”, occupare Malta, difendere le colonie: si sa come è finita. Nelle guerre arabo-israeliane, i Paesi arabi contavano sulla loro assoluta superiorità in termini di uomini e mezzi: non è servita a niente.

Il rapporto dell’Istituto di Ricerca del Credit Suisse
Stupiscono, quindi, solo in parte i dati riportati dal quotidiano Italia Oggi del 1̊ ottobre e attribuiti ad un rapporto dell’Istituto di Ricerca del Credit Suisse: sulla base di un discutibile paniere, che per di più si riferisce alle quantità di mezzi acquistati, è stata stilata una classifica della “potenza militare” dei vari Paesi, in cui l’Italia è collocata all’ottavo posto nel mondo e al secondo in Europa, davanti a Regno Unito e Germania.

Il paniere fa riferimento al personale e al numero di carri armati, aerei, elicotteri d’attacco, portaerei e sottomarini. Già questa scelta appare opinabile, ma, soprattutto, “datata”: con lo sviluppo tecnologico e le guerre asimmetriche, forse contano di più le capacità di sorveglianza (anche satellitare), di comunicazione, di guerra elettronica, di trasporto.

Ma resta sullo sfondo soprattutto una domanda: se il risultato di una determinata analisi è palesemente ai limiti del ridicolo, per lo meno per l’Italia, non dovrebbe sorgere il dubbio che la metodologia sia sbagliata?

Sulla base delle informazioni pubblicate, questo dubbio avrebbe dovuto sicuramente consigliare maggiore prudenza: se questa è la capacità di analisi dell’Istituto di Ricerca del Credit Suisse, sono ben felice di non avere mai affidato loro i miei risparmi.

In realtà l’Italia è, fra i Paesi Nato e dell’Unione Europea, fra quelli che spendono di meno per la difesa. Siamo da anni sotto l’1% contro l’1,5% considerato soglia minima nell’Alleanza Atlantica e riferimento internazionale. Poiché la moltiplicazione dei pani e dei pesci è di un altro mondo, non si capisce come con questi investimenti l’Italia potrebbe avere sviluppato la potenza militare che nel rapporto le sarebbe stata attribuita.

Forse anche per questo, la notizia non sembra aver destato grande curiosità. Ma magari, con questa scusa, qualcuno potrebbe pensare che in tempi di spending review permanente, il Bancomat della Difesa possa ancora essere utilizzato.

Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa, è vicepresidente dello IAI.
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