Italia ed Europa Difesa, come spendere poco e male Alessandro Marrone, Alessandro Ungaro 30/07/2014 |
Secondo i dati dell’Agenzia europea per la difesa, nel 2012 i paesi Ue hanno speso nel complesso 4,8 miliardi di euro in R&D, contro i 50,2 degli Stati Uniti: meno di un decimo. Il dato è ancora più allarmante se si considera che nel 2006 i governi europei spendevano in R&D il doppio del 2012.
Se questo trend continua, le Forze Armate europee vedranno ridurre il vantaggio tecnologico sperimentato negli ultimi decenni, visto che in tutto il mondo al di fuori della Nato le spese militari aumentano a ritmo sostenuto ormai da anni - specialmente in Russia e Cina.
Riduzione del vantaggio tecnologico vuol dire più rischi per il personale in missione, che sarà più vulnerabile rispetto a sistemi d’arma avversari dall’efficacia sempre più paragonabile a quella europea.
L’Italia spende meno e peggio degli altri
Vi è però una novità nell’andamento delle spese dei principali Paesi Ue rispetto alla funzione difesa, ovvero i costi di funzionamento delle Forze Armate: stipendi del personale, acquisizione degli equipaggiamenti, ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, investimenti in infrastrutture militari, addestramento e formazione delle truppe, manutenzione dei mezzi.
La Germania, che già nel 2011 aveva superato la Francia per entità della funzione della difesa, nel 2012 ha aumentato ulteriormente quest’ultima a da 31,5 a 31,8 miliardi di euro.
Dopo il taglio del 6% nel 2011, nel 2012 anche Parigi ha lievemente incrementato la spesa per la funzione difesa da 30,2 a 30,3 miliardi. Incremento più significativo per la Gran Bretagna, passata da 38,1 a 40 miliardi.
Nello stesso periodo in cui Berlino, Parigi e Londra hanno aumentato la propria spesa militare, Roma ha effettuato un taglio drastico di 747 milioni di euro, ovvero -5% da 14.360 a 13.613 milioni, spendendo nel 2012 meno della metà di Francia o Germania, e un terzo rispetto alla Gran Bretagna.
Nel 2013 la funzione difesa italiana è tornata a crescere riavvicinandosi alla media del quinquennio precedente, con 14.413 milioni di euro a bilancio. Non è però cresciuta bene dal punto di vista qualitativo, come in precedenza era decresciuta male.
Come evidenziato dallo studio IAI Bilanci e industria della difesa: tabelle e grafici tra il 2010 ed il 2013, nell’ambito della funzione difesa, la spesa per gli stipendi del personale è cresciuta costantemente, da 9.347 a 9.683 milioni di euro.
Nello stesso periodo, la spesa per la formazione, l’addestramento e le esercitazioni delle Forze Armate, nonché per la manutenzione degli equipaggiamenti - la voce “esercizio” - è scesa da 1.760 a 1.335 milioni. Risultato? Nel 2013, l’Italia ha speso ben il 67,2% della funzione difesa per gli stipendi del personale, e solo il 9,2% per mantenere lo strumento militare operativo, efficace ed efficiente, mentre il benchmark a livello europeo è 50% della funzione difesa per il personale e 25% per l’esercizio.
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