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domenica 10 aprile 2022

Alla vigilia di un altro settembre 1943?

 


La massima espressione democratica quale è la elezione del Capo dello Stato, si è risolta In Italia in un compromesso funzionale, quasi una scelta obbligata, in virtù della inconsistenza di una classe politica di trovare le soluzioni democratiche e funzionali all’interesse della nazione. L’unico candidato alla Presidenza che si è espresso è stato un personaggio che da anni imperversa sulla scena politica nazionale, amico di colui che oggi devasta un paese europeo in modo violento, che frantuma ogni cardine della nostra tradizione della famiglia, cadine della nostra società, proponendoci un matrimonio-non matrimonio e che ha sempre dimostrato di anteporre i suoi interessi a quelli della collettività.

 Vi sono larghi strati della politica che da quando sono stati eletti al parlamento e rappresentano il partito di maggioranza relativa dall’inizio del loro mandato hanno cambiato posizione ed atteggiamento ad ogni annuncio di stagione (basti pensare alla campagna per uscire dall’euro); altri ancora, con l’etichetta di “sovranismo” combattono l’Europa in ogni maniera, per creare un regionalismo le cui prospettive sono solo fame e miseria. 

Infine il revival contro cui la generazione dei padri si è battuta, invoca il ritorno dell’uomo della Provvidenza, che al termine di venti anni di governo, oggi indicati come eccellenti, fu detronizzato dai suoi stessi luogotenenti, poi definiti traditori da chi si era messo al servizio del tedesco invasore sognando un “ritorno all’origini” senza riflette che quel ritorno stava portando ancora lutti, divisioni, macerie e fame.

 Infine la classe politica attuale ha dimostrato ancora una volta il suo fallimento, per una parte della quale la vita umana non ha valore con la richiesta di allentamento o cancellazione di norme anticovid, fallimento prima morale e poi materiale nel momento in cui si è dovuto chiamare un generale per combattere e ridurre la minaccia di questa infezione, con lo strascico di coloro, autodefinitesi NOVAX, cioè candidati potenziali senza difese per il suicido scelto e voluto, non solo per loro ma anche per altri.

 

 Chi scrive è il figlio della generazione che fece la Resistenza e deve ai tantissimi che si sacrificarono una vita, guardandosi indietro, degna di nota, una vita che i miei figli invidiano. 

“Tu avevi la certezza di un .concorso non truccato....…, 

tu hai la certezza della pensione…, 

tu hai avuto una scuola che prima educava e poi istruiva e preparava alla vita…, 

tu sul posto di lavoro avevi diritti, 

tu avevi sindacati che erano sindacati.., non venduti…

 tu come generazione avevi un futuro…” 

Tutte cose che si sono realizzate.  In pratica l’Italia degli anni del secondo dopoguerra che un altro socialista morto all'estero ha iniziato a distruggere. Oggi i nostri giovani hanno un quadro di prospettiva diverso.

Dopo una pandemia devastante, oggi viviamo con la paura della guerra, che pensavamo fosse stata bandita dall’Europa. Il dramma dell’invasione che nel 1939 subì la Polonia, nel 1940 La Danimarca e la Norvegia, il Belgio e la Francia, poi nel 1941, la Russia, La Jugoslavia La Grecia, oggi lo rivediamo in Ucraina. Stesse modalità, stessa propaganda, stessi eroismi, stesse menzogne, stessi fiancheggiatori, un revival su vasta scala che ci terrorizza.

 Tutto quanto sopra porta ad una conclusione che potrebbe essere un punto di riferimento delle nostre scelte future. Ruggero Zangrandi nella dedica ad un suo volume sulla ricostruzione della crisi armistiziale de scrive:

“…Dedico questo lavoro a mia figlia Gabriella ed ai giovani della sua età  Nella fiducia che una conoscenza non convenzionale di quel che accadde in Italia intorno all’8 settembre 1943 concorra a far loro imparare prima il male che possono arrecare a un Paese le cattive azioni di capi vili e quanto poco il sacrifico di migliaia di uomini semplici riesca poi a porvi rimedio”

 


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