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lunedì 20 marzo 2023

Tecnologia della Difesa. UNMANNED AERIAL VEHICLES: CHE COSA SONO, TECNOLOGIE E AMBITI DI UTILIZZO

 

Di Guseppe Cozzi

 

NASCITA, EVOLUZIONE E PROLIFERAZIONE DEGLI UAVs

 

Lo scopo di questo paragrafo non è quello di fare una lunga digressione sulla storia degli UAVs, bensì di analizzare quali siano state le motivazioni che hanno portato ad una rapida evoluzione e articolata proliferazione dei droni, soprattutto in ambito militare. La sigla UAV (Unmanned Aerial Vehicle) in italiano anche detti APR (Aeromobile a Pilotaggio Remoto) racchiude tutti quei velivoli senza pilota. Nati prettamente in ambito militare, il loro uso, con il passare degli anni, si è esteso anche all’ambito civile (per esempio monitoraggio ambientale o supporto alle operazioni di pubblica sicurezza). Gli UAVs, o droni, vengono pilotati grazie ad alcune stazioni di controllo a terra (o anche imbarcate), le cosiddette Ground Control Station (GCS), sia nelle fasi di decollo/atterraggio sia nella fase di condotta della missione di volo. La propulsione, generalmente, è affidata a dei turboreattori che garantiscono velocità subsoniche dell’ordine di Mach 0,9. Per quanto attiene alla superficie alare, più è grande più viene assicurata una rilevante autonomia ad alta quota. Per quanto afferisce ai sistemi di cui gli UAVs sono dotati, ogni esemplare è costituito dall’equipaggiamento che più si attaglia alla missione assegnata.

La storia dei velivoli a controllo affonda le sue origini fin dai primi studi e ricerche sul volo: infatti, da quando furono realizzati i primi oggetti volanti più pesanti dell’aria, quasi contemporaneamente si è iniziato a pensare a come controllarli a distanza. Il primo impiego conosciuto è da attribuire all’utilizzo di mezzi aerei controllati da parte dell’esercito Austro-Ungarico, che impiegò alcuni palloni aerostatici per colpire Venezia durante l’assedio del 1849, senza esporsi al fuoco dei cannoni della difesa.

I primi esempi seri di studio di veicoli volanti teleguidati nacquero però durante la Prima Guerra Mondiale, con l’impiego diretto dei primi aerei e della radio, invenzioni di recentissima realizzazione. Il professor Archibald Low, ingegnere arruolato come capitano nei Royal Flying Corps, con una squadra di 30 tecnici mise a punto il progetto “Aerial Target” (AT): il primo velivolo a motore con testata bellica e sistema di pilotaggio attuato via impulsi radio[1]. Durante la Seconda Guerra Mondiale poi, i tedeschi svilupparono la Ruhrstal 1400X, conosciuta come Fritz X: si trattava di una bomba perforante con superfici telecomandate via impulsi radio a onde ultracorte costruita attorno ad una bomba convenzionale SC250, con capacità accresciuta a 1.400 chili. La sua vittima più celebre fu la corazzata Roma della Regia Marina italiana, affondata tra il golfo dell’Asinara e le bocche di Bonifacio il 9 settembre 1943, in cui persero la vita 1352 marinai.

Con lo scoppio della Guerra Fredda, il bisogno di avere una sorveglianza sempre più efficiente nonché la necessità di effettuare missioni furtive, spinse la United State Air Force ad apportare cambiamenti agli aerei da combattimento, rendendoli più simili ai droni e quindi idonei ai loro scopi. La CIA assegnò alla Loockheed Corporation, una delle più importanti industrie aerospaziali statunitensi e mondiali dell’epoca, un contratto per la progettazione e realizzazione di un aereo ad alta velocità e ultra stealth. L’aereo in questione venne chiamato Lockheed U-2, ma purtroppo non ebbe un grande successo, infatti fu abbattuto in guerra e il pilota venne sequestrato. Alla luce di questo episodio, la necessità di creare velivoli senza pilota a bordo divenne sempre più incombente.  L’industria statunitense Teledyne Ryan, specializzata nella produzione di drone da ricerca o bersagli volanti, sviluppò dall’AQM 34 Firebee, velivoli lanciabili da terra o sganciabili dalle ali di un aereo madre (di solito un aereo da trasporto Lockheed DC 130 Hercules) con compiti di ricognizione strategica o di guerra elettronica: questi velivoli difatti erano riempiti di apparecchiature per analizzare e disturbare le emissioni radio e radar del nemico, oppure per effettuare ricognizioni fotografiche. Il primo ciclo di queste missioni delicate fu svolto sulla Cina nel 1964, con ottimi risultati, ma anche con la perdita per abbattimento o avaria di numerosi esemplari. Così vennero sviluppate versioni via via più performanti. L’impegno americano nel conflitto del Vietnam vide un esteso uso degli UAV sul territorio Nordvietnamita e sul quello contiguo cinese.

Le pesantissime perdite subite dalle forze aeree statunitensi, in termini di aerei abbattuti e di uomini uccisi o catturati, in quasi dieci anni di combattimenti, raffrontati con le prestazioni sempre più spinte dei droni e i dati di perdite in continua diminuzione fecero sorgere spontanea a Washington la considerazione di affidare ai velivoli senza pilota anche una parte delle missioni di combattimento, dotandoli di armamenti e sistemi di puntamento adatti.

Negli anni successivi le caratteristiche dei droni iniziarono a cambiare per adattarsi a più moderne esigenze. Il focus passò dalla velocità alla manovrabilità e al peso, droni sempre più simili a quelli attuali vennero prodotti anche con materiali più leggeri e innovativi, come la fibra di carbonio e fibra di vetro. Negli anni ‘70 fu prodotto il Lockheed MQM-105 Aquila, il primo drone dalle dimensioni ridotte capace di volare con il pilota automatico. Il suo punto di forza risiedeva in innovativi sensori capaci di scovare obiettivi nemici sia di giorno che di notte. In quegli stessi anni, l’Israel Aircraft Industries11 (IAI) sviluppò lo Scout, un drone economico e semplice da produrre, ma allo stesso tempo molto resistente e difficile da distruggere. Grazie ad una telecamera montata nella torretta, questo drone ‘low-cost’ riusciva a fornire ai suoi utilizzatori immagini a 360 gradi. Negli anni ‘80 vennero progettati i Canadair serie CL-89 e Cl-289, utilizzati fino ai primi anni 2000. Con un’autonomia di circa 140 Km e una capacità di registrazione di 10 minuti, il CL-89 aveva il compito di sorvegliare e raccogliere informazioni sulle postazioni nemiche. Nel 1984, la IAI e la Tadiran costituirono la Mazlat Ltd, e da lì a poco svilupparono il famoso Pioneer. Questo drone, seppur non in grado di trasportare grossi carichi, poteva volare in autonomia su un percorso prestabilito ed essere controllato da una stazione a terra in grado di conoscere la sua posizione in tempo reale. Il suo punto di forza era quello di riuscire a trasmettere, attraverso un sistema di telecomunicazione line of sight (LOS)12, informazioni visive in diretta e, in caso di problemi, assicurare comunque l’integrità delle informazioni, grazie ad una modalità di backup. Nel decennio 1990-2000 sempre più nazioni hanno cominciato ad interessarsi agli APR, segnando così un periodo di grande sviluppo nella produzione di droni. L’introduzione del sistema di telecomunicazione GPS ha permesso agli APR di essere gestiti su un più ampio raggio d’azione, e i vecchi radiocomandi e giroscopi sono stati sostituiti dalle apparecchiature di controllo digitali (DFC) In quegli anni sono nati anche i primi droni solari, droni dotati sia di motori elettrici alimentati da pannelli solari, i quali alimentavano i motori e tutte le attrezzature di bordo.

I droni solari non sono stati l’unica novità del decennio precedente gli anni 2000, infatti, anche un’altra classe di droni, basata sulla ricognizione e sull’azione a lungo raggio, ha preso vita in quello stesso periodo, dando così il via ad una nuova generazione di APR dotata di sistemi ad infrarossi e attrezzature intelligenti. Questi strumenti venivano utilizzati per lo spionaggio di segnali elettromagnetici, attività meglio conosciuta con il nome di SIGINT (SIGnals INTelligence). Si tratta della raccolta di informazioni mediante l'intercettazione e analisi di segnali, sia emessi tra persone (communications intelligence - COMINT), sia tra macchine (electronic intelligence - ELINT), oppure una combinazione delle due. Tra i più conosciuti ricordiamo l’RQ-1 PREDATOR (Figura 1.11), un monoplano ad ala bassa della categoria MALE (medium altitudine, long endurance - media quota, lunga autonomia) costruito nella metà degli anni 90 dalla General Atomics. Dal valore complessivo di circa 40 milioni di dollari, l’RQ-1 (R-ricognizione, Q-senza pilota) è stato progettato per svolgere missioni di ricognizione, è entrato in volo per la prima volta nel 1995 ed è stato utilizzato da diversi Paesi ma principalmente dalla United States Air Force. Questo APR era dotato di diversi sensori e una fotocamera frontale che forniva immagini a colori ad alta definizione, inoltre permette di essere guidato in maniera remota da una stazione composta da 50/55 persone, attraverso un joystick e un collegamento satellitare o radio. Aveva un grande raggio d’azione (730 km circa) e un’autonomia che si aggirava intorno alle 17 ore. Successivamente fu dotato anche di missili, cambiando il suo nome in MQ-1 e denominato Killer Drone / Hunter, perché non solo era capace di svolgere missioni di ricognizione, ma anche di identificare un obiettivo nemico e combattere.

 

I drone odierni, con tutta la loro dotazione di apparati elettronici, la loro flessibilità di uso e la loro economicità di gestione, costituiscono sistemi d’arma competitivi contro le attività di guerriglia, come sperimentato in Iraq e Afghanistan. Per la prima volta, un pilota, seduto in una stanza a migliaia di chilometri dal velivolo che sta pilotando, con a sua disposizione le stesse avanzate strumentazioni di controllo (anche satellitare) che potrebbe avere su un jet da guerra e le armi di precisione più letali degli arsenali moderni, può colpire praticamente chiunque e dovunque sul globo terrestre. Un drone come il Global Hawk può volare ininterrottamente per più di 30 ore, il che addirittura permette di avvicendare nella missione più piloti che potranno godere così di turni di riposo. L’immensa capacità bellica, con un minimo carico, raggiunta da questi aerei però pone anche questioni di tipo morale e relative anche alle leggi di guerra internazionali.

 

 

 

 



[1] La lunga rivoluzione dei Droni, i famigerati UAV della storia, (2013), in www.massacritica.eu

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