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martedì 30 aprile 2024

Terrorismo La minaccia jihaìdista in Italia e le altre minacce terroristiche.

 Sistema di informazioni per la sicurezza della repubblica

La Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza della Repubblica, che ogni anno entro il 28 febbraio, deve essere presentata al Parlamento e quindi ai cittadini italiani  riflette diversificata gamma alla sicurezza nazionale, che dalla prospettiva dell’intelligence, sono state alla prioritaria attenzione nel corso del 2023. La Relazione poi evidenzia le principali direttive di intervento lungo le quali gli Organismi informativi  hanno operato a tutela degli interesse nazionali in aderenza ai principi costituzionali.

 La Minaccia jiihadista in Italia è trattata nella Relazione e nel terzo capitolo collegata a quella che potrebbe rilevarsi in Europa, dopo che nel secondo capitolo è stata trattata tale minaccia a livello globale Segue poi un ampia gamma di informazioni infografiche. che aiutano a focalizzare i vari aspetti di questo terrorismo.

 Segue poi un ampio studi delle varie minacci sia interne che interne di matrice terroristica che l'Italia deve monitorare per non farsi sorprendere.

La Relazione è disponibile sui siti governativi e può essere chiesta alla Emeroteca del CESVAM alla email: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

sabato 20 aprile 2024

Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica Relazione 2023

 La Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza riflette la diversificata gamma di minacce alla sicurezza nazionale che, dalla prospettiva intelligence, sono state alla prioritaria attenzione nel corso del 2023, ed evidenzia, come di consueto, le principali direttrici di intervento lungo le quali gli Organismi informativi hanno operato a tutela degli interessi nazionali, in aderenza ai principi costituzionali e agli obiettivi indicati dal Governo, e sotto il controllo del Parlamento.

Al contempo, viene innovato il suo impianto, alla luce di una duplice imperativo al quale non poteva sottrarsi un documento chiamato a rendicontare, entro il perimetro di ciò che può essere reso pubblico, l’operato del DIS, dell’AISE e dell’AISI.

Da un lato, le sfide securitarie con cui ci misuriamo si collocano, in ragione sia della loro origine che dei possibili rischi per le nostre potenzialità di sviluppo, in un orizzonte temporale che travalica ampiamente la cadenza annuale del documento. Nel progressivo scolorire delle tradizionali distinzioni definitorie e operative tra i multiformi fenomeni di minaccia, ora sempre più intrecciati fra loro non solo nell’ambiente digitale ma anche in quello analogico, i variegati fattori di instabilità globale proiettano sul prossimo futuro una forte incertezza. Per ridurla, condividendo al contempo con la cittadinanza i risultati dell’azione intelligence, si è reso indispensabile calibrare anche la Relazione non classificata dei Servizi Segreti su quella cruciale fase del ciclo intelligence che è l’analisi di taglio strategico.

Dall’altro, la responsabilità di orientare l’agenda del G7, cui l’Italia assolve nel suo anno di presidenza, conferisce uno speciale valore al concorso informativo che l’Intelligence può apportare alla governance delle grandi questioni “trasversali”: ciò, con particolare riguardo al particolare amalgama di rischi e opportunità che le stesse comportano per la tenuta economica e sociale delle liberaldemocrazie, chiamate a prevenire e contrastare minacce comuni proprio perché accomunate, a loro volta, dal riconoscersi in una costellazione di valori antitetici agli obiettivi che animano gli attori ostili. 

La propensione dell’intelligence ad analizzare i contorni e a prefigurare le evoluzioni delle maggiori tematiche transnazionali (“horizontal issues”) si traduce ora nell’individuazione di indicatori, tendenze e segnali d’allerta utili a instradare la ricerca informativa, ora nel potenziamento della capacità di anticipare il concreto dispiegarsi di specifiche minacce alla sicurezza nazionale. Il riferimento è, nel primo caso, a fenomeni quali la nuova globalizzazione economica (con la progressiva emersione di un nuovo protagonismo del cosiddetto “Global South” e dei Paesi BRICS nel loro nuovo formato), le migrazioni internazionali (nel cui contesto si inscrive la pressione esercitata sul bacino del Mediterraneo), il fattore climatico (con i suoi molteplici risvolti, fra i quali l’insicurezza alimentare, e le tensioni e i conflitti legati all’accesso all’acqua), le nuove frontiere della tecnologia (a cominciare dalle incognite e dai dilemmi posti dall’intelligenza artificiale); nel secondo caso, alla trasformazione del jihad globale e alle dinamiche dei mercati delle materie prime. 

Da qui, la centralità riservata al capitolo sul mondo in trasformazione, che deliberatamente segue la sezione dedicata agli scenari geostrategici e precede quella, conclusiva, che illustra le articolate sfaccettature della sicurezza nazionale lette attraverso il prisma degli obiettivi informativi: la prima, naturalmente imperniata sui due conflitti, mediorientale e russo-ucraino, in corso alle porte dell’Europa, ma opportunamente estesa anche agli ulteriori quadranti – Balcani, Africa, Asia – che rivestono rilievo primario in chiave di protezione e promozione degli interessi nazionali; la seconda, tradizionalmente suddivisa nei plurimi ambiti di minaccia sui quali si sono concentrate l’attività info-operativa e la correlata elaborazione, nell’anno trascorso, di quadri analitici a beneficio dell’Autorità di Governo.

A dipanarsi lungo il testo è, ancora una volta, una corposa serie di infografiche, che si pone in continuità con l’edizione precedente, ma la cui consistenza è ora più che doppia e il cui autonomo valore aggiunto è ancor più marcato. L’obiettivo è restituire la complessità dei temi affrontati, ampliando la gittata dei contenuti testuali e non più limitandosi a renderne una semplice rappresentazione visiva.

Nell’anno in cui questa pubblicazione vede la luce, metà della popolazione del mondo viene chiamata a votare: ne deriveranno inevitabili riflessi sugli equilibri internazionali e si moltiplicheranno, allo stesso tempo, i rischi riconducibili alle ingerenze e ai tentativi di condizionamento dei processi elettorali.

Le pagine che seguono mirano, dunque, anche ad arricchire il dibattito pubblico con una peculiare chiave di lettura dei nuovi scenari che andranno dischiudendosi nei prossimi mesi, a ulteriore testimonianza dell’impegno della comunità Intelligence nazionale ad assolvere alla propria missione, e alle delicate responsabilità connesse all’utilizzo di uno strumento non convenzionale, nell’esclusivo interesse della Nazione e delle sue istituzioni democratiche.

martedì 9 aprile 2024

Terrorismo internazionale e dispositivo integrato di sicurezza: verso un’agenzia europea di intelligence

TESI DI LAUREA

  

PREMESSA

Fino alla caduta del muro di Berlino la sicurezza internazionale coincideva con la mera protezione manu militari della sovranità territoriale nell’ottica del mantenimento dello status quo. Pertanto, nella concezione “tradizionale” di sicurezza vi era spazio per un unico tipo di attore, ovvero lo Stato, ed un unico tipo di strumento di risoluzione delle controversie, ossia le forze armate. Sennonché la frantumazione del sistema bipolare ha indotto ad un cambiamento strutturale delle relazioni di sicurezza a livello globale[1].

Così, da una concezione “statocentrica” ed unidirezionale delle minacce, ben presto, si è passati ad una visione multiforme e multidimensionale delle sfide alla stabilità internazionale. In tale rinnovato scenario la concezione “tradizionale” di sicurezza è apparsa ampiamente inadeguata alle necessità e sfide del tempo, incapace com’è di tenere in debita considerazione le altre fonti di insicurezza che caratterizzano un sistema mondo altamente globalizzato e, per tale motivo, esposto ad un ampio spettro di minacce attuali e potenziali[2].

Rebus sic stantibus accanto allo Stato, attore protagonista per definizione, emergono nuove entità che reclamano a gran voce maggior visibilità sul palcoscenico internazionale. Tale novità sulla scena globale ha indotto ad un ripensamento delle politiche di sicurezza contemporanee, nella matura consapevolezza della variabilità delle minacce alla stabilità internazionale e della loro possibile provenienza da attori di tipo diverso[3].

Peraltro, se è pur vero che l’attuale quadro di rischio è in buona parte il risultato dell’incompiuta opera di restaurazione di un ordine internazionale politicamente stabile all’indomani della fine della Guerra Fredda, tuttavia, anche il fenomeno della globalizzazione ha giocato un ruolo di primo piano nella ridefinizione sostanziale delle politiche di sicurezza contemporanee[4].

Al cospetto di un fenomeno spesso caotico e contraddittorio, in cui coesistono spinte centrifughe e centripete, interdipendenza e frammentazione, squilibri economici e sviluppo accelerato delle tecnologie dell’informazione, si appalesano così tutte le difficoltà della comunità internazionale nella corretta gestione delle odierne minacce alla sicurezza, vieppiù articolate e complesse[5].

Il presente lavoro ha ad oggetto proprio l’antiterrorismo internazionale, ovverosia l’analisi di tutte quelle iniziative finalizzate al contrasto del terrorismo ovunque questo si manifesti, senza dubbio una delle sfide più ambiziose e, al contempo, delicate del nuovo millennio.

Pur senza pretesa alcuna di esaustività, nel corso dell’elaborato sarà premura di chi scrive fornire al lettore un quadro aggiornato sia delle minacce terroristiche di nuova generazione alla stabilità internazionale, sia dello stato dell’arte delle conseguenti politiche di sicurezza contemporanee, per poi concludere indicando talune prospettive di riforma propedeutiche ad una gestione più efficace ed efficiente degli attuali principali fattori di rischio alla luce del contesto di riferimento che ne fa da sfondo.

Sia chiaro fin da subito, il percorso in vista della restaurazione di un ordine politicamente stabile sul piano internazionale si appalesa indubbiamente tortuoso, nondimeno, non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto, perché nonostante il caos dei tempi è ancora possibile tracciare una sicura direttrice di marcia, nella ferma convinzione che è proprio grazie a studi come questo che anche i fenomeni più complessi possono venire compresi e poi, almeno in parte, affrontati anziché accettati sublimemente.



[1] In argomento, si rinvia a Foradori P., “Sfide globali e risposte nazionali: le trasformazioni della sicurezza nell’era dell’interdipendenza”, in Globalizzazione e processi di integrazione sovranazionale: l’Europa, il mondo, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, pp. 179-209.

[2] Con le parole di Krause K.-Williams M.C., “Broadening the agenda of security studies: politics and methods”, in Mershon International Studies Review, Cambridge, Cambridge University Press, n. 40, 1996, p. 230, «in uno scenario sempre più caratterizzato da turbolenza e da crisi di prevedibilità, l’esclusivo fuoco neorealista sulla salvaguardia dei core values di uno Stato dalle minacce militari provenienti dall’esterno dei propri confini non appare più adeguato (se mai lo è stato) per comprendere cosa (o chi) deve essere protetto, da quali minacce e con quali mezzi».

[3] Non a caso, dagli anni ’80 in poi, la tradizionale e circoscritta definizione di “sicurezza” è stata progressivamente identificata con il termine “difesa”, mentre il più ampio concetto di “sicurezza” è stato sempre più utilizzato con riferimento ad un numero crescente di attori (non solo gli Stati) e di strumenti (non solo militari). Per un’analisi della prefata evoluzione, si veda: Attinà F., Il sistema politico globale, Bari, Laterza, 2003; e Giacomello G.-Nation R.C., Security in the west: evolution of a concept, Milano, Vita e Pensiero, 2009.

[4] Cfr. Held D.-McGrew A.G., Globalismo e antiglobalismo, Bologna, Il Mulino, 2010.

[5] Sul tema, si veda Monteleone C., “Sicurezza: una nuova agenda per un concetto in evoluzione”, in Teoria politica, Milano, Franco Angeli, vol. 16, n. 2, 2000, pp. 161-176. 

 

 

                                                                 

Dott. Salvatore Domenico Vasapolli                                       


La tesi è presso la Emeroteca del CESVAM e può essere consultata solo dietro permesso dell'Autore