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martedì 9 aprile 2024

Terrorismo internazionale e dispositivo integrato di sicurezza: verso un’agenzia europea di intelligence

TESI DI LAUREA

  

PREMESSA

Fino alla caduta del muro di Berlino la sicurezza internazionale coincideva con la mera protezione manu militari della sovranità territoriale nell’ottica del mantenimento dello status quo. Pertanto, nella concezione “tradizionale” di sicurezza vi era spazio per un unico tipo di attore, ovvero lo Stato, ed un unico tipo di strumento di risoluzione delle controversie, ossia le forze armate. Sennonché la frantumazione del sistema bipolare ha indotto ad un cambiamento strutturale delle relazioni di sicurezza a livello globale[1].

Così, da una concezione “statocentrica” ed unidirezionale delle minacce, ben presto, si è passati ad una visione multiforme e multidimensionale delle sfide alla stabilità internazionale. In tale rinnovato scenario la concezione “tradizionale” di sicurezza è apparsa ampiamente inadeguata alle necessità e sfide del tempo, incapace com’è di tenere in debita considerazione le altre fonti di insicurezza che caratterizzano un sistema mondo altamente globalizzato e, per tale motivo, esposto ad un ampio spettro di minacce attuali e potenziali[2].

Rebus sic stantibus accanto allo Stato, attore protagonista per definizione, emergono nuove entità che reclamano a gran voce maggior visibilità sul palcoscenico internazionale. Tale novità sulla scena globale ha indotto ad un ripensamento delle politiche di sicurezza contemporanee, nella matura consapevolezza della variabilità delle minacce alla stabilità internazionale e della loro possibile provenienza da attori di tipo diverso[3].

Peraltro, se è pur vero che l’attuale quadro di rischio è in buona parte il risultato dell’incompiuta opera di restaurazione di un ordine internazionale politicamente stabile all’indomani della fine della Guerra Fredda, tuttavia, anche il fenomeno della globalizzazione ha giocato un ruolo di primo piano nella ridefinizione sostanziale delle politiche di sicurezza contemporanee[4].

Al cospetto di un fenomeno spesso caotico e contraddittorio, in cui coesistono spinte centrifughe e centripete, interdipendenza e frammentazione, squilibri economici e sviluppo accelerato delle tecnologie dell’informazione, si appalesano così tutte le difficoltà della comunità internazionale nella corretta gestione delle odierne minacce alla sicurezza, vieppiù articolate e complesse[5].

Il presente lavoro ha ad oggetto proprio l’antiterrorismo internazionale, ovverosia l’analisi di tutte quelle iniziative finalizzate al contrasto del terrorismo ovunque questo si manifesti, senza dubbio una delle sfide più ambiziose e, al contempo, delicate del nuovo millennio.

Pur senza pretesa alcuna di esaustività, nel corso dell’elaborato sarà premura di chi scrive fornire al lettore un quadro aggiornato sia delle minacce terroristiche di nuova generazione alla stabilità internazionale, sia dello stato dell’arte delle conseguenti politiche di sicurezza contemporanee, per poi concludere indicando talune prospettive di riforma propedeutiche ad una gestione più efficace ed efficiente degli attuali principali fattori di rischio alla luce del contesto di riferimento che ne fa da sfondo.

Sia chiaro fin da subito, il percorso in vista della restaurazione di un ordine politicamente stabile sul piano internazionale si appalesa indubbiamente tortuoso, nondimeno, non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto, perché nonostante il caos dei tempi è ancora possibile tracciare una sicura direttrice di marcia, nella ferma convinzione che è proprio grazie a studi come questo che anche i fenomeni più complessi possono venire compresi e poi, almeno in parte, affrontati anziché accettati sublimemente.



[1] In argomento, si rinvia a Foradori P., “Sfide globali e risposte nazionali: le trasformazioni della sicurezza nell’era dell’interdipendenza”, in Globalizzazione e processi di integrazione sovranazionale: l’Europa, il mondo, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, pp. 179-209.

[2] Con le parole di Krause K.-Williams M.C., “Broadening the agenda of security studies: politics and methods”, in Mershon International Studies Review, Cambridge, Cambridge University Press, n. 40, 1996, p. 230, «in uno scenario sempre più caratterizzato da turbolenza e da crisi di prevedibilità, l’esclusivo fuoco neorealista sulla salvaguardia dei core values di uno Stato dalle minacce militari provenienti dall’esterno dei propri confini non appare più adeguato (se mai lo è stato) per comprendere cosa (o chi) deve essere protetto, da quali minacce e con quali mezzi».

[3] Non a caso, dagli anni ’80 in poi, la tradizionale e circoscritta definizione di “sicurezza” è stata progressivamente identificata con il termine “difesa”, mentre il più ampio concetto di “sicurezza” è stato sempre più utilizzato con riferimento ad un numero crescente di attori (non solo gli Stati) e di strumenti (non solo militari). Per un’analisi della prefata evoluzione, si veda: Attinà F., Il sistema politico globale, Bari, Laterza, 2003; e Giacomello G.-Nation R.C., Security in the west: evolution of a concept, Milano, Vita e Pensiero, 2009.

[4] Cfr. Held D.-McGrew A.G., Globalismo e antiglobalismo, Bologna, Il Mulino, 2010.

[5] Sul tema, si veda Monteleone C., “Sicurezza: una nuova agenda per un concetto in evoluzione”, in Teoria politica, Milano, Franco Angeli, vol. 16, n. 2, 2000, pp. 161-176. 

 

 

                                                                 

Dott. Salvatore Domenico Vasapolli                                       


La tesi è presso la Emeroteca del CESVAM e può essere consultata solo dietro permesso dell'Autore

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