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venerdì 9 gennaio 2015

F35: una vittoria per le maestranze e le imprese italiane

Il programma F35
Cameri, un successo da consolidare
Vincenzo Camporini
12/12/2014
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Il Pentagono ha annunciato giovedì scorso le proprie decisioni in ordine ai centri di manutenzione europei che a partire dal 2018 avranno la responsabilità della manutenzione del sistema F35 nel quadrante europeo.

A suo tempo una risoluzione parlamentare aveva chiesto al governo di fare ogni sforzo per incrementare i ritorni industriali ottenibili dall’Italia per la partecipazione al programma.

Il Ministero della Difesa si è mosso con grande spirito di iniziativa, cercando di valorizzare al meglio gli ingenti investimenti già fatti, in particolare quelli per la costruzione a Cameri (Novara) della Faco (Final Assembly and Check Out) già ora impegnata nella costruzione dei primi velivoli destinati all’Aeronautica e alla Marina Italiane e, successivamente, alla Reale Aeronautica Olandese.

Una vittoria per le maestranze e le imprese italiane
Questa notizia farà stappare qualche bottiglia di spumante, perché oltre al lavoro diretto per la costruzione di componenti del velivolo (ali, strutture e impianti), che di per sé ha un forte potenziale di risvolti occupazionali, almeno pari al costo complessivo del programma, si consolida ora la prospettiva di attività di manutenzione di terzo livello per tutte le macchine schierate nel teatro operativo europeo, sia dei Paesi partecipanti al programma sia di quelli che ne diventeranno clienti, oltre ai velivoli americani schierati sulle basi europee.

E questa attività è destinata a durare per i prossimi quaranta anni!

Una vittoria della qualità del lavoro che le maestranze e le imprese italiane possono offrire, ma anche un successo significativo dell’azione politica del Ministro della Difesa, che ha saputo far valere le ragioni del ruolo dell’Italia nell’attuale contesto politico-strategico, pur in un quadro nazionale particolarmente difficoltoso.

Una vittoria, dunque, ma non senza qualche avvertimento. Infatti il surreale dibattito interno sul numero dei velivoli da acquisire (a prescindere dai compiti e dagli scenari!) non è certamente passato inosservato a Washington e nelle altre capitali dei potenziali concorrenti.

Regno Unito nostro concorrente
Già la decisione dell’allora Ministro della Difesa Amm. Di Paola di ridurre da 135 a 90 il totale delle macchine ipotizzate per AM e MM aveva portato ad un ridimensionamento del ruolo di Finmeccanica quale ‘second source’ per le ali destinate all’intero programma, ma la richiesta della Camera dei Deputati di dimezzare l’impegno finanziario italiano ha certamente sollevato non poche perplessità circa l’affidabilità del nostro paese e la sua reale volontà di rimanere agganciato all’evoluzione della tecnologia militare occidentale.

Di qui ulteriori difficoltà nel negoziato con le autorità Usa e con Lockheed Martin, con la concreta possibilità che ci sfuggissero le opportunità di lungo periodo offerte dal programma, a favore di altri partner, prima fra tutti la Gran Bretagna.

Non a caso è stato precisato che eventuali necessità logistico-operative che non potessero essere soddisfatte dalla Faco di Cameri, dopo un quinquennio verrebbero dirottate in UK, il che costituisce un segnale ed un avvertimento importante: nel caso non si riuscissero a mantenere gli impegni assunti, sono pronte e disponibili alternative tecnicamente ed economicamente valide.

Opportunità preziosa
La prospettiva di una leadership italiana in Europa per la gestione del più complesso programma per la difesa occidentale di tutta la storia è davvero allettante; le nostre istituzioni si sono mosse con grande sagacia e con singolare lungimiranza per garantire alla nostra industria e al nostro paese un ruolo di primo piano, con investimenti tutto sommato modesti.

Le capacità operative delle nostre forze armate ne usciranno solidamente rafforzate e perfettamente integrabili con quelle degli alleati e dei partner.

Cerchiamo di non buttare alle ortiche questa straordinaria, concreta opportunità, che non solo ci consentirà di tenere il passo con gli Alleati tecnologicamente più avanzati, ma garantirà per i prossimi decenni importanti ritorni occupazionali e industriali, impedendo l’emarginazione delle nostre imprese dai più avanzati e importanti sviluppi tecnologici. E’ una opportunità preziosa, che non dobbiamo farci sfuggire.

Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa, è vicepresidente dello IAI.
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