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mercoledì 14 gennaio 2015

Sanzioni contro la Russia che non ci volevano

Crisi Ucraina
Sanzioni alla Russia, boomerang sul Made in Italy
Giovanna De Maio
17/12/2014
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Mentre continua la caduta libera del rublo, gli Stati Uniti approvano nuove sanzioni contro le aziende russe e nuovi aiuti all’Ucraina che colpiranno in particolare Rosoboronexport, il principale esportatore di armi russo, e l’azienda energetica russa, Gazprom.

In Italia intanto, si susseguono con un ritmo abbastanza incalzante le interrogazioni parlamentari nelle quali i deputati chiedono al governo misure efficaci per reagire alla preoccupante situazione delle imprese italiane danneggiate dalle contromisure russe alle sanzioni Ue.

Il Cremlino ha infatti messo al bando alcuni prodotti alimentari. L’andamento economico dell’eurozona, già alle prese con la recessione, conosce dunque un ulteriore fattore di instabilità.

Agroalimentare a rischio
Tra le merci bandite dalla risoluzione che andava a implementare il decreto presidenziale del 6 agosto 2014, la Federazione russa ha adottato speciali misure restrittive limitatamente alla circolazione di alcuni prodotti del settore agroalimentare - principalmente frutta, vegetali, carni, pesce, latte e alcuni prodotti caseari - verso i Paesi che hanno imposto le sanzioni economiche (oltre all’Ue, Canada, Australia, Stati Uniti, Norvegia).

Il segmento agroalimentare dei beni di consumo Made In Italy, che da solo rappresenta il 10% del nostro mercato secondo le stime dell’Italian Trade Agency, è quello che rischia di subire maggiori danni.

Il dato generale fornito dall’agenzia per la promozione all’estero e internazionalizzazione delle imprese italiane, illustra un calo del 25% del nostro export in Russia con perdite di circa 100 milioni di euro per ogni settore.

Nel 2013 l’export italiano verso la Russia è stato di 10 miliardi di euro e a esso sono collegati, secondo il World input-output database, circa 221 mila posti di lavoro.

Relativamente alle previsioni per il biennio 2014/2015, una ricerca di Sace rivela che a seconda dell’evoluzione dello scenario l’entità del danno per l’Italia si aggira tra i 938 milioni e i 2,4 miliardi di euro. Particolari ricadute negative si prospettano per alcune regioni come il Veneto e la Lombardia, maggiormente attive nel commercio con Mosca.

Parmigiano reggiano e prosciutto di Parma 
Due sono i prodotti di eccellenza del Made in Italy più apprezzati all’estero fortemente danneggiati dall’embargo: il Parmigiano Reggiano, il cui export verso la Russia genera un valore di 5 milioni di euro, e il prosciutto di Parma, la cui esportazione aveva registrato un trend molto positivo nel 2013, con un incremento del 51%.

Un’altra industria colpita è quella conciaria, vittima della risoluzione del 1 settembre 2014 firmata dal premier russo Dmitry Medvedev che ha decretato lo stop a calzature, capi di abbigliamento e pelletteria da Usa e Ue.

Anche sul mercato interno le previsioni non sembrano affatto positive. La possibilità che le merci europee ed extraeuropee di qualità inferiore destinate alla Russia possano dirottate verso l’Italia a prezzi inferiore è tutt’altro che remoto, con evidenti ripercussioni sui prezzi dei prodotti italiani.

Inoltre, il fenomeno dell’italian sounding - l’utilizzo di denominazioni geografiche o di marchi che evocano l’Italia per commercializzare prodotti italiani - rischia di essere favorito dalla decisione di alcune aziende di delocalizzare la produzione in paesi esclusi dal blocco, come la Serbia, servendosi delle materie prime locali.

In questo modo, oltre alle conseguenze sull’occupazione, la qualità di tutti i quei prodotti a marchio Dop, Igp e Stg non sarà sottoposta a controlli e non potrà essere garantita.

Tamponare l’effetto sanzioni
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, in qualità di presidente di turno del Consiglio agricoltura e pesca dell’Ue, ha provveduto da subito a lanciare un’operazione di monitoraggio dei mercati dei prodotti sottoposti al bando già dal 14 agosto scorso.

I dati così rilevati hanno indotto la Commissione europea a intraprendere misure urgenti per cercare di proteggere il settore ortofrutticolo e lattiero-caseario.

Guardando a un orizzonte temporale più ampio, l’attenzione è stata posta su due fronti: da un lato il rafforzamento delle risorse finanziarie per sopperire alle perdite dei settori più esposti; dall’altro la ricerca di mercati terzi alternativi.

La scelta di un’erogazione anticipata dei fondi per la Politica agricola comune non sembra ancora essere stata presa in considerazione.

In termini monetari gli aiuti ammonterebbero a 125 milioni di euro, ma sono stati giudicati insufficienti e inadeguati dagli addetti ai lavori, soprattutto alla luce del fatto che essi siano volti principalmente a tamponare i danni diretti più che a considerare le conseguenze indirette di lungo periodo.

Giovanna De Maio è dottoranda di ricerca presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale; è stata stagista per la comunicazione presso lo IAI.
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