Settori strategici a elevata tecnologia Ue, Italia e politica industriale Roberta Maldacea, Alessandro Marrone 19/07/2015 |
Fondi Ue per la ricerca nella difesa
Il commissario Bieńkowska è responsabile dei portafogli prima divisi tra due Direzioni Generali: quella che si occupava di mercato interno e concorrenza e quella che si occupava di industria. In più, ha un focus specifico sulle Piccole e Medie Imprese (PMI) e sulla politica spaziale europea.
Nel complesso, ha quindi il compito di combinare la logica concorrenziale del mercato interno Ue con il mandato istituzionale di sostenere la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo industriale anche con finanziamenti pubblici o misure ad hoc.
Si tratta perciò di un ruolo importante per i settori strategici ad elevata tecnologia, come l’aerospazio, sicurezza e difesa, che hanno una forte dimensione di politica industriale – nonché ovviamente di politica di difesa, in quanto assicurano la sicurezza degli approvvigionamenti alle forze armate europee e quindi la loro capacità di operare in autonomia.
In particolare, in questo perimetro il settore aereonautico racchiude eccellenze tecnologiche molto competitive, tra cui spicca il sito di Cameri, mentre il settore spaziale vede l’Europa alla frontiera della tecnologia e con una filiera europea molto integrata grazie a progetti come Copernicus e Galileo.
L’industria della difesa ha finora compensato una drammatica riduzione degli investimenti militari da parte della maggioranza degli Stati Ue con l’export in mercati terzi e sta cercando di ripartire anche attraverso la cooperazione civile-militare ad esempio nei progetti Horizon 2020 e in particolare con i finanziamenti per le tecnologie duali.
In questo contesto, è rilevante l’accento posto da Bieńkowska sulla finalizzazione della Preparatory Action Ue per il finanziamento alla ricerca nella difesa per il triennio 2017-2019: sarebbe la prima volta nella storia dell’Unione che parte del bilancio comunitario finanzi direttamente il settore militare.
Le proposte della Commissione riguardano inoltre il completamento del mercato interno, la digitalizzazione delle imprese e lo sviluppo di un contesto favorevole all’imprenditoria (ad esempio dal punto di vista normativo e di accesso al credito). Al riguardo il ruolo delle Pmi può essere risolutivo in quanto sono spesso all’avanguardia nel campo dell’innovazione tecnologica, ma soffrono per il limitato accesso ai programmi di finanziamento.
L’Italia e il fare sistema
Il caso specifico italiano vede un mercato interno di dimensioni relativamente piccole che subisce una certa dispersione dei finanziamenti, già ridotti in termini quantitativi. Pertanto, urge un piano complessivo che ripianifichi a livello quantitativo e qualitativo la distribuzione degli investimenti, soprattutto a medio e lungo termine.
L’obiettivo è un sistema che connetta meglio il mondo dell’industria e quello della ricerca, cercando nuove sinergie tra le eccellenze del Paese. Le tecnologie duali possono essere considerate come un punto di convergenza nella ridefinizione dei rapporti tra i principali attori privati eistituzionali, soprattutto in una fase in cui il settore pubblico non è in grado di sostenere autonomamente lo sviluppo tecnologico.
Ciò significa realizzare un sistema che crei un’osmosi tra pubblico e privato come avviene in altri Paesi quali ad esempio gli Stati Uniti, dove realtà private e civili quali Google stanno investendo su tecnologie satellitari cruciali anche per la difesa americana e hanno quindi il sostegno della Pentagono. In tal senso diventa fondamentale la capacità di dotarsi di sistemi organizzativi flessibili, e di modelli che stimolino tutti i livelli di produzione e incoraggino il cambiamento.
La presidenza del Consiglio riveste in questo senso un ruolo istituzionale di cruciale importanza. Specialmente nei settori strategici ad alta tecnologia, ha il compito infatti di fungere da catalizzatore e cabina di regia per creare un terreno favorevole alla collaborazione tra eccellenze nazionali e investimenti esteri.
Ad esempio, una proposta sul tappeto riguarda le sinergie tra gli attori istituzionali italiani, attraverso la costituzione di gruppi di utenti comprendenti diversi ministeri che possano aggregare la domanda per lo sviluppo di nuove tecnologie duali, compresi gli aeromobili a pilotaggio remoto.
Per quanto riguarda in particolare il Ministero della Difesa, come auspicato anche dal Libro Bianco, si tratta da una parte di individuare le tecnologie strategiche sulle quali investire e dall’altra di tenere conto della loro applicazione anche in campo civile nonché della loro esportabilità. Ancora una volta le tecnologie duali possono essere risolutive.
L’ottimizzazione delle risorse disponibili da parte governativa, l’aggregazione della domanda tra utenti pubblici, l’interconnessione tra realtà industriali e mondo dell’università e della ricerca per incrementare lo sviluppo di nuove tecnologie, ed un lavoro di sponda tra Roma e Bruxelles sono i tasselli di un puzzle che sta al sistema-Paese comporre, e sul quale si gioca la capacità dell’Italia di attirare investimenti stranieri e rimanere competitiva nel mercato mondiale.
Roberta Maldacea è tirocinante nel Programma Sicurezza e Difesa IAI. Alessandro Marrone è Responsabile di Ricerca nel Programma Sicurezza e Difesa IAI (Twitter: Alessandro_Ma).
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