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giovedì 7 gennaio 2016

Roma: igli interessanti rapporti con Mosca

Relazioni Italia-Russia
Sanzioni alla Russia: una chance per l’Italia?
Daniele Fattibene
06/01/2016
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La recente decisione del Consiglio dell’Unione Europea (Ue) di estendere le sanzioni nei confronti della Russia fino al 31 luglio a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi degli accordi di Minsk non è andata liscia come previsto.

Durante una precedente riunione del Comitato dei Rappresentanti Permanenti (Coreper), l’Italia ha infatti chiesto di avviare una “discussione politica” sull’efficacia delle sanzioni nei prossimi mesi.

Un difficile equilibrio
L’atteggiamento italiano non ha stupito. Le relazioni tra Roma e Mosca nel periodo post-guerra fredda sono sempre state contraddistinte da un notevole realismo, dettato principalmente da ragioni economiche visto che l’Italia è il secondo partner commerciale della Russia in Europa dopo la Germania.

I governi nazionali hanno sempre cercato di trovare un difficile equilibrio tra Mosca e i partner euro-atlantici, attirandosi spesso le accuse di “filo-russismo”, come avvenuto per la nomina di Federica Mogherini nel 2014.

Da una parte, il Premier Matteo Renzi ha mantenuto una posizione accomodante verso il Cremlino, come si evince dai tanti avvenimenti degli ultimi mesi: dal programma per la Presidenza Italiana del Consiglio dell’Ue, all’invito a Putin a partecipare al Forum Asem nel 2014, per non parlare poi del famoso Forum Eurasiatico e dei richiami a un maggiore coinvolgimento della Russia nella lotta contro l’autoproclamatosi “stato islamico”.

Dall’altra parte l’Italia non ha smesso di giocare un ruolo importante sul piano transatlantico, come dimostrato dall’importante contributo dato a diverse missioni internazionali, o al recente impegno in Siria e Iraq.

Gli effetti delle sanzioni
La scelta del governo è stata senza dubbio dettata da forti pressioni interne, provenienti sia dal settore agro-alimentare e industriale, sia dalle forze politiche dell’opposizione, che continuano a richiedere a gran voce la revoca delle sanzioni a Mosca.

È tuttavia ancora difficile analizzare l’impatto di queste misure sull’economia nazionale. Se da una parte è facile individuarne gli effetti diretti (ad esempio osservando l’andamento dell’interscambio commerciale), assai meno semplice risulta invece la misurazione degli effetti indiretti. Inoltre non è da escludere che molte aziende siano riuscite ad attenuare le loro perdite re-indirizzando le vendite su altri mercati.

Appare pertanto difficile riconciliare le due posizioni emerse nel dibattito sulle sanzioni alla Russia. Da un lato molti attori politici ed economici puntano il dito contro la forte contrazione dell’interscambio con Mosca registrata negli ultimi mesi ( -25.9 per cento tra gennaio e novembre 2015 rispetto al 2014).

Il settore che sta soffrendo maggiormente gli effetti di sanzioni dell’Ue e contro-sanzioni russe è senza dubbio l’agro-alimentare e la Coldiretti e l’Ice stimano in 250 milioni di euro le perdite per questo comparto dell’economia nazionale tra effetti diretti e indiretti.

Dall’altro lato la Banca d’Italia ha sostenuto posizioni più mitigate, affermando che le sanzioni nei confronti della Russia avranno un effetto limitato per la crescita dell’economia nazionale.

Come emerge inoltre da uno studio del Parlamento europeo, il crollo dell’interscambio a livello europeo è imputabile anche alla forte recessione interna al Paese, i cui sintomi erano evidenti già prima della crisi in Ucraina.

Il Pil in caduta libera (-3.7 per cento nel 2015) unito a una notevole riduzione del potere d’acquisto dei cittadini per effetto di un’elevata inflazione (13 per cento) e di un rublo fortemente svalutato, hanno infatti comportato una drastica riduzione della domanda interna e quindi delle importazioni. In questo contesto, la riduzione dell’interscambio commerciale sarebbe dunque legata ad un complessivo deterioramento delle relazioni economiche tra Ue e Mosca.

Italia alla ricerca di una strategia più efficace
I prossimi mesi saranno cruciali per l’Italia per elaborare una strategia più efficace di quella attuale. L’azione diplomatica del nostro paese dovrebbe seguire due direzioni. In primis è necessario portare a compimento le clausole degli accordi di Minsk, condizione imprescindibile per riprendere un dialogo costruttivo con il Cremlino ed evitare di estendere le misure restrittive dal prossimo agosto.

In secondo luogo, l’Italia non deve isolarsi troppo a livello europeo provocando uno strappo brusco con gli altri stati membri sul tema delle sanzioni. Il Governo dovrebbe piuttosto fare squadra con quei Paesi che hanno pagato di più finora e che sono maggiormente esposti a un ulteriore tracollo delle relazioni commerciali con Mosca.

In questo contesto, una chance potrebbe essere fornita dai recenti malumori emersi in merito all’accordo tra Gazprom e un gruppo di compagnie energetiche europee per l’espansione del gasdotto North Stream che rischia di minare i progetti di Unione energetica. L’Italia può e deve usare questa carta non solo per dimostrare che la politica di due pesi e due misure non fa che minare la coesione europea ma soprattutto per evitare un pericoloso e improduttivo isolamento dai tavoli decisionali.

Daniele Fattibene è Assistente alla Ricerca del programma “Sicurezza e Difesa”dello IAI (Twitter: @danifatti).
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