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martedì 28 giugno 2016

Roma: aperture verso Putin

Russia
Italia, giri di valzer a San Pietroburgo
Giovanna De Maio
26/06/2016
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Il premier italiano Matteo Renzi e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sono state le uniche rappresentanze europee al Forum economico di San Pietroburgo. Si tratta di un evento annuale che funge da piattaforma internazionale per la discussione di opportunità d’investimento in Russia e di mercati emergenti.

Il primo insiste sull’importanza della Russia sul piano economico e su quello delle relazioni internazionali. Il secondo si fa portavoce di un’Europa più realista che necessita di riaprire il dialogo con Mosca. Sullo sfondo, il presidente russo Vladimir Putin elogia Renzi e porge un ramoscello di ulivo all’Europa.

Applausi per Renzi
“L’Italia deve essere fiera di un premier così”, ha dichiarato Putin. L’intervento di Renzi all’Hermitage, intriso di riferimenti alla cultura russa e ai valori comuni di Russia ed Europa, si colloca nel solco di una lunga tradizione della politica italiana e dimostra che la sintonia tra Roma e Mosca va oltre i legami personali tra l’ex premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin.

L’assenza di fratture storiche e la fitta rete d’interessi commerciali hanno contribuito a mantenere pacifici e collaborativi i rapporti tra i due paesi. Alla luce dell’appartenenza alla cornice europea e atlantica, però, l’Italia si è comunque dovuta attenere alle direttive sanzionatorie e alle prese di posizione dei propri alleati più stretti.

Tuttavia, Roma non ha mai rinunciato a un ruolo di mediazione ed ha fortemente insistito affinché il rinnovo delle sanzioni alla Russia non avvenisse in modo automatico, ma fosse soggetto a periodica rivisitazione. L’intervento di Renzi deve essere letto in questa luce.

Al Forum di San Pietroburgo erano presenti i top manager di un terzo delle aziende italiane: il valore degli accordi commerciali conclusi tra Italia e Russia in quest’occasione ammonta a 1,3 miliardi di dollari e sono state poste le basi per nuovi investimenti di lungo periodo, specialmente nel settore energetico.

Tuttavia, per il nostro paese la partnership con Mosca non si esaurisce sul piano economico: Matteo Renzi ha più volte affermato l’importanza della collaborazione con la Russia per la risoluzione dei conflitti internazionali. Il riferimento è alla crisi libica: Roma crede che il coinvolgimento di Mosca possa contribuire alla ricerca di una soluzione di lungo periodo.

Juncker, segni di disgelo
Nonostante le critiche di Polonia e Paesi Baltici, Jean-Claude Juncker si è recato a San Pietroburgo con l’idea di riaprire il dialogo con la Russia. In un’atmosfera piuttosto distesa, il presidente della Commissione europea, pur ribadendo l’importanza dell’adempimento degli accordi di Minsk, si è spinto fino ad auspicare una forma di collaborazione più ampia tra l’Europa e Mosca in un’unica grande regione basata su stato di diritto, libero commercio e progetti comuni.

Al di là di ogni retorica, però, quest’obiettivo di lungo periodo è indice di un approccio più realista dell’Unione europea. Sebbene non ci siano le condizioni per un ritiro delle sanzioni, è sempre più pressante la necessità di collaborazione con Mosca, che si è rivelata utile in diversi scenari di crisi.

La Brexit, la crisi dei rifugiati e il terrorismo internazionale sono problemi più impellenti che fanno passare in secondo piano l’instabilità nella regione del Donbass ucraino.

Mosca cerca altri spunti
Nel frattempo, Putin ci tiene a far sapere che non nutre astio nei confronti dell’Europa e che Mosca è pronta al dialogo ma - precisa - la cosa non deve essere a senso unico. Il presidente russo non risparmia critiche all’ingerenza statunitense negli affari europei e in particolare sulle sanzioni, che “danneggiano più l’Europa che gli Stati Uniti”. Tipico del modo di ragionare russo, Putin prevede “alleanze a interazione flessibile” per la futura definizione degli equilibri economici mondiali.

Sebbene un approccio più collaborativo della Russia possa ben deporre per il ritiro delle sanzioni, Mosca si è data da fare, al Forum di San Pietroburgo, nella ricerca di soluzioni alternative per la sua ripresa economica e per il commercio estero.

Con Pechino la Russia ha concluso accordi per circa 600 milioni di dollari: tra questi, la costruzione della ferrovia che collega la Cina al porto russo di Zarubino e la cooperazione nell’ambito militare. Secondo alcuni esperti, però, Mosca sarebbe più interessata alle relazioni con i partner mediorientali soprattutto per gli investimenti diretti esteri nel settore agricolo e militare.

L’Europa resta ancora il mercato preferito dalla Russia per la qualità dei prodotti e per i forti legami economici con i singoli paesi. Tuttavia, senza riforme che limitino la corruzione e rendano più solido lo stato di diritto, gli investimenti diretti esteri, soprattutto da parte europea, resteranno difficili da realizzare.

Accordi economici a parte, il bilancio del Forum di San Pietroburgo può essere considerato positivo alla luce di un ritrovato clima di collaborazione: a piccoli passi, in settori specifici e sulla base di un comune interesse.

Giovanna De Maio è dottoranda di ricerca presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale; è stata stagista per la comunicazione presso lo IAI.

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