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La teoria di Adler potrebbe tornare utile, oggi, nell’analizzare l’atteggiamento dell’Italia (e non solo) rispetto all’amica Germania. Un’amica sì, che desta ammirazione fino alla soggezione, ma che allo stesso tempo scatena istinti di rivalsa e pure maldestre esibizioni di autorevolezza. Specialmente quando il confronto si sposta in Europa, specchio conteso di 27 riflessi. Lo spiega bene uno studio condotto da Policy Matters per la Fondazione Friedrich-Ebert, che ha intervistato oltre duemila cittadini italiani e tedeschi sulla percezione che hanno del proprio Paese e su come vedono, invece, l’altro. Italiani insicuri A proposito di insicurezza, la considerazione che gli italiani hanno di sé stessi è talmente bassa che i tedeschi hanno più fiducia nell’Italia di quanta non ne abbiamo noi: il 34% dei tedeschi ritiene la nostra nazione affidabile, mentre nella Penisola questa percentuale si ferma al 33%. Lo stesso vale per la situazione economica del Paese, giudicata negativamente dal 71% dei tedeschi, ma dall’89% degli italiani. E se è vero che il pessimismo è una prerogativa tutta nostra, risulta ugualmente difficile giustificare come gli intervistati nel nostro Paese abbiano dato alla Germania un voto superiore persino alla qualità della vita: 7,1 - su una scala da 1 a 10 - contro il 4,6 assegnato all’Italia. È parlando di Unione europea, Ue, e dei diversi ruoli di potere al suo interno, che il nostro Paese esprime il massimo della sfiducia. La Germania è indicata non più come modello ma come rivale, una prima donna a cui si desidera, in fondo, rubare la scena. Quattro italiani su cinque, l’81%, accusano Berlino di abusare della sua posizione di forza nell’Ue a discapito degli altri membri, e il 66% si dice contrario alla sua leadership in Europa. La maggioranza degli italiani (il 78%) crede che sia proprio Roma a dover emergere tra i 27. Valutazioni che sembrano riflettere in scala quell’atteggiamento di sfida assunto più volte dal governo italiano nei confronti delle istituzioni europee e del governo tedesco in particolare. D’altra parte, i tedeschi sono afflitti da un complesso, se non proprio di superiorità, almeno di “parità”: non si sentono inferiori a nessuno. Attribuiscono alla Germania voti più alti in tutti i settori dell’economia e, in virtù di questa percezione positiva del Paese, tre quarti di loro ritiene che spetti a Berlino la leadership all’interno dell’Ue. Italia e Germania percepiscono l’Ue diversamente La soddisfazione dei tedeschi rispetto al proprio ruolo nell’Ue è coerente con la loro percezione del sistema Europa, nettamente opposta a quella italiana. Per il 43% dei nostri connazionali l’Ue ha portato più svantaggi che vantaggi (la stessa percentuale di tedeschi pensa esattamente l’opposto), e un italiano su due individua nella moneta unica la causa dell’attuale crisi economica (anche qui, il 41% dei tedeschi attribuisce all’euro il merito del buon andamento dell’economia nazionale). Su una cosa i due Paesi sono d’accordo, e a torto: sia la Germania che l’Italia sono contribuenti netti dell’Ue (la prima con 14,3 miliardi l’anno, nel 2015, la seconda con 2,6 miliardi), ma tutti e due i campioni ritengono che l’altro Paese riceva di più di quanto paga. L’autostima dei tedeschi Tornando ai nostri problemi di autostima, va detto che il complesso d’inferiorità all’italiana ha, comunque, i suoi lati positivi: il Paese vince senz’altro in autocritica. L’80% degli italiani riconosce che l’Italia sta facendo ancora troppo poco per riformare lo Stato e l’economia, e tre italiani su quattro ammettono che la maggior parte dei problemi finanziari sono da imputare al Paese stesso. I tedeschi, invece, sono nettamente più superbi e auto assolutori. C’è una parte del sondaggio in cui agli intervistati si chiede di scegliere, tra una serie di aggettivi, quelli che meglio definiscono il proprio e l’altro popolo. Se sugli abitanti della Penisola le parole scelte sono le stesse - al punto che gli italiani si riconosco persino negli stereotipi - i tedeschi si attribuiscono una serie di aggettivi che la controparte nemmeno prende in considerazione. Si definiscono - tra le altre cose - creativi, generosi e soprattutto flessibili. Link al sondaggio “Amici distanti” Isabella Ciotti è giornalista praticante |
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venerdì 23 dicembre 2016
Due Nazioni a Confronto
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