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giovedì 8 dicembre 2022

UN Italia dalle prospettive non rosee. L'arma dei MIgranti


 L?azione di Mosca per creare disunione nella UE  sembra avere un arma in più potenziata con l'arrivo al Goiverno delle forze sempre all'opposizione in Italia guidate dalla Signora Meloni. La maggor parte degli emigranti arrivano dalla Cirenaica, terrotiroi controllato da Mosca  Oltre 50.000 emigranti sono previsti che arrivino in Italia da quelle coste. Già la frattura con la Francia ha portato un buon successo a Mosca. L'intesa con Parigi di Roma per la firma del trattato del Qurinale sembra in calo. L'Italia in Europa è sempre più isolata e sembra divenire la ruota di scontra dell'altro grande alleato di Mosca, l'Ungheria. Un arma questa dei migranti che sembra sia impiegata con successo, data anche l'incapacità di ogni governo che si sussegue in Italia di controllare le organizzazioni criminali che stanno dietro queste rotte navali. UN buon miscuglio di opportunità per il Cremlino che sfrutta solamente le debolezze dei responsabili di Roma


Data ormai la evidente debolezza di Mosca, che non è in gradi di svolgere una politica di ampio respiro per la sua manifesta crisi militare e quindi anche economica non si comprende quale politica estera segua la Signora Meloni e a quali alleati vada a chiedere sostegno. Rifiutata ideologicamente l'Europa in  quanto tale, con la Russia in queste condizioni, con la Cina lontana, l'unico alleato sembra l'Ungheria. Veramente molto deludente, anche nel fresco ricordo di Draghi, padrone assoluto di tutte le situazioni in cui chi veramente conta lo accettavano come consigliere ascoltato e di riguardo. Un Italia ormai avviata a fare la fine della Gran Bretagna che dopo dieci anni di governi di destra ed antieuropeisti ed europei, si trova letteralmente sul lastrico, non bastando più nemmeno la Monarchia con i suoi riti a tenere in rotta una nave piena di debiti, errori, e incapacità di trovare soluzioni efficaci.

L'unica speranza per gli italiani è che le parole della Signora Meloni si avverino, ma dopo le recenti esperienze qualche riserva rimane.


martedì 29 novembre 2022

Massimo Iacopi MORIRE per l’UKRAINA ?

 



 

Pubblicato nel mese di maggio 2022 sulla Rivista Informatica Graffiti on line (www.graffiti-on-line.com) con il titolo:”CHI E’ DISPOSTO A MORIRE PER L’UKRAINA” 

https://www.graffiti-on-line.com/home/opera.asp?srvCodiceOpera=2026

 

Il titolo, volutamente provocatorio, vuole intercettare le indecisioni, le preoccupazioni, i timori, le divisioni, gli egoismi degli Occidentali e degli Europei, di fronte al problema dell’Ukraina. Anche gli USA sembrano incerti, ma forse con la loro reticente azione, essi stanno assestando un colpo mortale all’Europa, che non riesce a vedere oltre e condannata ad una deplorevole condizione di impotenza: nemica della Russia e vassalla dello zio Sam.

 

Sovrasta su tutta l’Europa un’aria da guerra fredda, sembrerebbe con la stessa ripartizione dei ruoli come al tempo della grande rivalità Est Ovest: di fronte alla Russia, potenza aggressiva, gli USA, difensori della libertà. Ma a guardarci meglio e da più vicino, la realtà geopolitica odierna appare alquanto diversa. Dall’ottobre 2021, l’Ukraina aveva denunciato una inquietante mobilitazione dell’esercito russo sulle sue frontiere: circa 100 mila soldati, centinaia di carri armati ed aerei. Kiev, l’America e l’Europa parlavano di una guerra “forza d’invasione” pronta ad aiutare i separatisti pro-russi dell’est dell’Ukraina (Donbass).

Gli Americani, fornitori quasi esclusivi delle informazioni sulla incontestabile agitazione militare russa, ha avuto non poche difficoltà a convincere i loro alleati con questo scenario di guerra, anche se queste informazioni allarmiste sono state ritrasmesse per diversi mesi, senza verifiche, nelle capitali europee e dalla maggior parte dei media occidentali. A riguardo, sono subito apparse analisi discordanti. In Germania, la coalizione SPD-Verdi si è immediatamente divisa sull’argomento. La Francia è rimasta prudente. Nonostante il suo aperto sostegno all’Ukraina ed alla NATO, ha tenuto a condurre autonomamente le sue missioni di intelligence. L’analisi della situazione da parte dei militari francesi non ha condiviso l’allarme USA sulla minaccia di una invasione russa. In Italia, sbollito un iniziale romantico ed istintivo entusiasmo pro Ukraina e pressati da una situazione di rifornimento energetico (gas e petrolio) fortemente sbilanciata con il gigante russo, ognuno, a livello politico, ha ripreso i suoi giochetti di quartiere con i soliti distinguo e bizantinismi annessi.

Ma, in effetti, c’è ancora qualcuno disposto a morire veramente per l’Ukraina ? Non certo gli Europei, troppo divisi fra di loro anche per oggettive differenze di situazione. Forse neanche gli Americani, indubbiamente ancora sotto l’effetto della loro fallimentare partenza dall’Afghanistan. Nel gennaio 2022, anche gli USA hanno iniziato ad operare qualche distinguo nelle loro analisi operative. Joe Biden, molto marziale nelle sue dichiarazioni pubbliche antirusse, spingeva anche i suoi diplomatici a riprendere i contatti con i Russi, per evitare qualsiasi conflitto, particolarmente angosciato dalla prospettiva delle prossime elezione di metà mandato (novembre). Questi “segnali” avevano consentito di rilanciare il negoziato con Mosca, nonostante l’annuncio di nuove sanzioni e di un aiuto economico e militare a Kiev.

Putin aveva smentito qualsiasi progetto di invasione, pur lasciando aleggiare il dubbio sulle sue vere intenzioni. Uomo pragmatico e realista, egli conosce la fragilità di Biden e la pusillanimità dei dirigenti europei e giocando sui rapporti di forza del momento egli ha adattato la sua linea di azione alla situazione. Uomo paziente, egli ha mosso e muove le sue pedine al meglio degli interessi della Russia e non certo in linea con quelli della morale universale. Quale era il suo vero obbiettivo ? In primo luogo, dissuadere Kiev dal lanciarsi alla riconquista dei territori perduti nel 2014. In seguito, e soprattutto, bloccare qualsiasi integrazione dell’Ukraina con la NATO, una prospettiva temuta ed annunciata sin dal 2008. I Russi si sono opposti a questo processo di allargamento, messo in opera sin dalla fine dell’URSS. Essi ricordano, a tale riguardo, l’impegno assunto dal Cancelliere tedesco Kohl e dal Segretario di Stato USA, Baker, nel marzo 1991, di fronte a Mikhail Gorbacev, di non allargare la NATO. Sfortunatamente per loro, si è trattata solamente di una promessa orale, mai rispettata … . In 30 anni, le frontiere della NATO sono avanzate di mille chilometri verso la Russia. E con il prossimo passo ipotizzato sarebbero potuti arrivati a soli 600 Km. da Mosca.

Visto da Mosca, questo allargamento viene percepito come un disegno di accerchiamento strategico del loro paese. Per la Russia, si tratta di un incubo geopolitico, di un casus belli. Nell’agosto 2008, Putin era riuscito a bloccare questo processo di allargamento alla Georgia. Oggi ed i fatti lo dimostrano, si può ampiamente constatare che il presidente russo non è assolutamente disposto ad accettare qualcosa di simile in Ukraina, poiché questo immenso territorio (Ukraina: frontiera; marca di frontiera) offre ai Russi uno spazio ed una profondità di protezione e sicurezza di 600 mila Km2. D’altronde, Mosca, già da tempo, aveva chiaramente avvertito: “Noi non permetteremo mai che nostri territori storici … vengano utilizzati contro la Russia”.

In Ukraina, Putin si era già impadronito della parte di territorio che il suo paese desiderava ardentemente: la Crimea, con Sebastopoli, il suo porto strategico sul Mar Nero. Fra i suoi obiettivi c’è indubbiamente l’annessione delle autoproclamate repubbliche del Donbass, ma, i fatti lo dimostrano, nei suoi piani iniziali era prevista anche la completa, ma fallita, acquisizione, di tutta l’Ukraina.

Per la Russia e per Putin non c’è in gioco la sola Ukraina, ma molto di più in prospettiva. Con questa mossa, Putin viene a stabilire una sua nuova posizione strategica nelle relazioni con l’Occidente: egli vuole cambiare i rapporti e gli equilibri di sicurezza che dominano in Europa sin dal 1991. Per questo, egli chiede il ritorno della NATO alle sue frontiere del 1997 e “garanzie giuridiche”. Se Putin si è azzardato a fare questo passo, vuol dire che gran parte delle sue valutazioni strategiche erano reali e che, in ogni caso, la situazione strategica complessiva si è comunque modificata. Con lui, la Russia ha ritrovato (apparentemente in modo parziale) i mezzi della sua volontà di potenza politica. La Russia parla ora ad alta voce e con più forza nei confronti dell’America e Biden questo l’ha perfettamente capito. Si tratta, però, di vedere quanto questo agitarsi e mostrare i muscoli di Mosca siano effetto di una concreta realtà e quanto, invece, essi derivino da bluff e dalla propaganda e questo gli USA forse lo sanno. Ma se quest’ultimi non hanno ancora scelto decisamente la via diplomatica per risolvere la questione, questo può significare o che non hanno ancora capito bene il gioco di Putin, oppure che si sentono ancora forti da non temere le azioni russe. Per quanto concerne l’Europa, si deve malinconicamente osservare che, ancora una volta, l’UE si è limitata a contemplare il passaggio del treno della storia e la sua accresciuta impotenza !! (dove è la sua forza di dissuasione militare e nucleare ???? !!!), senza trarne fino in fondo le debite conseguenze. Putin, l’ha deliberatamente esclusa dalla discussione, in quanto egli vuole ora parlare con il vero “padrone” e non con il “vassallo”. La stessa sorte è toccata anche all’orgogliosa Francia, giudicata come un soggetto “camuffato”, cioé inaffidabile e trattata come una “sinecura”. In tale contesto, che dire delle varie iniziative diplomatiche italiche agli occhi di Mosca ? (Draghi, vassallo “mascherato” degli USA, supportato da un bibitaro apprendista stregone e da uno scriteriato capo leghista che si comporta da “Don Chisciotte” padano).

 

 

mercoledì 9 novembre 2022

Le elezioni politiche in Italia nel commento de "La Civiltà Cattolica"

 Il numero 4136 del 15 ottobre/5 novembre 2022 di LA CIVILTA' CATTOLICA in un editoriale riporta i risultati delle elezioni politiche in italia del 25 settembre 2022 che hanno assegnato al centrodestra, guidato dal partito dei Fratelli d'Italia una maggioranza in Parlamento. Una affermazione, commenta la Rivista dei Gesuiti, ampiamente prevista. Il Partito Democratico ed i suoi alleati sono stati sconfitti, presi anche in contropiede dalla fine anticipata della legislatura. Il Movimento 5 stelle ha sfruttato lo spazio lasciato libero a sinistra. Il cosiddetto "terzo polo" si è attestato al 7,8% Molto preoccupante l'allontanamento dei cittadini dalla politica: il 36% degli italiani non si è recato alle urne ed è la percentuale più alta di sempre. Il 36% significa che che in un corpo elettorale di oltre 51 milioni di persone oltre 18 milioni si sono risultati di andare a votare. Il partito che ha vinto le lezioni, Fratelli d'Italia ha raccolto il 26% dei voti espressi, ovvero circa 7 milioni di voti. La coalizione di centro destra, vincitrice il 46% dei voti. ovvero ovvero circa 14 milioni di voti. In termini assoluti è difficile parlare di maggioranza degli italiani che hanno fatto la loro scelta a destra. Ogni forza politica in Italia che governa è sempre minoritaria, da circa 15 annia questa parte. LA CIVILTA' CATTOLICA  si augura che si possa vivere uno stile di moderazione tra le forze politiche evitando le radicalizzazioni e trovando vie di mediazione di ricerca del bene comune.

Editoria, pag. 305.

domenica 30 ottobre 2022

A Roma, Nuovo Governo

 Si è insiedato il Nuovo Governo. Tutto sembra che stia per andare per il meglio. Grandi dichiarazioni. Sorrisi.Faremo, vederemo, innoveremo. Grandi promesse. Squadra che promette ogni cosa. Sembra di vivere i giorni d'estate quanto le squadre di calcio fanno il mercato estivo e ogni nuovo campione che arriva sembra destinato a portare la squadra a vincere e raggiungere tutti i traguardi. Ogni squadra sarà la prima.

Un altro mese di grandi dichiarazioni, e a Natale arriverà la realtà come per tutti i governi, forse ad eccezione di quello di Draghi, composto da tecnici di altissima preparazione e non da politici, da trent'anni a questa parte. Ci saranno le faide interne, i tradimenti, levati tu che mi ci metto io,  e durerà i classici 15 mesi come da media di ogni governo italiano. La speranza , come sempre , è di sbagliarsi, ma i precedenti non sono incoraggianti.

lunedì 26 settembre 2022

Le Elezioni politiche. Considerazioni a margine



 Il risultato delle elezioni politiche confermano i sondaggi che da oltre tre mesi, dalla caduta del Governo Draghi, avevano predetto. Subito occorre marcare che la Rai Ente Pubblico si era già uniformata a questi risultati incidendo nella campagna elettore oltre la sua veste istituzionale. Occorre quanto prima, ma è una utopia, sottrarre L'Ente Televisivo di Stato al monopolio dei Partiti. Esiste una trasmissione da oltre 40 anni che puntualmente, con la scusa dell'equidistanza, sta dalla parte del vincitore di turno. In una democrazia vera questo non accadrebbe, in una oligarchia allargata, si. 

 Il dato principala e che su 50 milioni di italiani aventi diritto al voto solo poco meno del 60% sono andati a votare. Questo significa che il sistema partitico non è accettato da oltre il 40% degli italiani. Come nelle precedenti votazioni, si è andati a votare sperando che le cose cambino in meglio. Nel 2018 la grande adesione ad un partito che oggi e praticamente scomparso, tranne una raccolta di voti nel meridione d'Italia con forti sospetti dell'intervento dell'antistato in virtù del reddito di cittadinanza. Questo è un modo per essere mantenuti dallo Stato e fare un secondo lavoro in nero, che questo partito ha introdotto. Non eletto anche uno dei suoi leader più significativi. Le grandi speranze del 2018 sono tutte naufragate con questo voto. Ora è la stessa storia. Gli italiani si sono riversati su un partito, quello di destra, mai stato al potyere che si spera faccia cambiare le cose. In realtà non cambierà nulla o quasi, e fra cinque anni, forse, assisteremo alla settsa parabola del vincitore del 2018. Un dato è da rilevare. In declino totale chi si era alleato e rappresentava gli interessi della Russia in Italia.

La sinistra ha pagato pesantemente la mancanza del senso della realtà. Per chi combatte per arrivare alla fine del mese non è prioritario battaglie a tutto campo sul ius soli, sui diritti degli omossessuali e via andando sul l'onda del radical chic,  che sulla carta sarebbero anche sacrosante, ma vale per chi ha le spalle coperte, la sicurezza economica, il presente ed il futuro assicurato. Chi, già ricco, è caduto nella povertà chi era povero ed è rimasto povero  difficilmente comprende questa politica raffinata da elites culturali d'avanguardia. Riuscire a perdere un collegio come quello di Sesto San Giovanni una volta definita con orgoglio la Stalingrado d'Italia feudo assoluto del Partito Comunista con un 49% dato alla leader della destra è un impresa, al negativo, epocale. Come epocale, ed occorre riflettere, la perdita secca delle regioni dette "rosse" Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche. Qui vi è stata la devastante parabola di Renzi, per molti un grande traditore della sinistra ( anche per tutti i coinvolgimenti di personaggi a lui vicino in tema di banche fallite a danno dei piccoli risparmiatori).

Più che una vittoria della destra appare una sconfitta della sinistra, che deve recuperare i suoi valori, scendere nella realtà della vita, capire che cosa sia il precariato, capire cosa vuol dire una scuola che non educa, non insegna ed illude, a cui fa da megafono una università sempre più esamificio specializzato nella non preparazione al mondo del lavoro, con relativa fuga di cervelli all'estero, che vanno via per sopravvivere, per fermarsi a questi primi punti. 
Grande euforia per la destra, ma nella campagna elettorale hanno trionfato le tre P:
Promesse, sapendo poi che non potranno essere mantenute e non saranno mantenute
Polarizzazione: litigio tutti contro tutti, aggressività a tutto tondo,  beceri in tavole rotonte di presunti esperti al soldo del persuasore occulto
Post Verità: non è il caso di dire come stanno le cose, racconta come il tuo interlocutore voglia che siano e farlo credere che sia così. Conquista il suo consenso e gestisci il potere che ti è stato dato.

Il partito vincitore ha detto tante cose, prim fra tutti che non è fascista, nel senso tradizionale del termine. Sarà dura per la sua leader tenere a freno quella fascia che vuole assolutamente rievocare e viveri i buoni tempi andati. La grande fortuna di tutti, sia a destra che a sinistra, che per gran parte nessuno conosce la Storia, quella vera, ma solo la post verità sul fascismo, un qualcosa che non è mai esisto, una fiction, una favola che tutto indora. Quindi è tutto bello e tutto santo. Certamente chi stava sui carri bestiame diretto in Germania, se fosse sopravvissuto avrebbe qualche cosa da puntualizzare. Ma il tempo è andato ed è bene ancora vivere di speranza e di illusione. Come nel 2018, quando  i vincitori di quelle elezioni erano convinti di realizzare ogni cosa che speravano, senza sapere come e cosa fare.

Con le citate Tre P in piena funzione affrontiamo questi cinque anni, che saranno come i cinque anni trascorsi.L'unica speranza è che l'Europa non ci abbandoni, altrimenti saremo una delle tante repubbliche sudamericane di buona memoria, sprofondate nella miseria nella povertà e con elites da quarto mondo.

mercoledì 21 settembre 2022

Anno Accademico 2022/23 Iscrizioni ai master Politica MIlitare Comparata e Terrorismo ed ANti terrorismo internazionale

 

L’Istituto del Nastro Azzurro, tramite il CESVAM – Centro Studi sul Valore Militare, ha attivato presso la Università degli Studi N. Cusano Telematica Roma master di 1° livello e corsi di perfezionamento  colti, nel quadro dei programmi accademici, a diffondere ed approfondire gli studi e le ricerche sul Valore Militare.

1.      Master di 1° Liv. In “Storia Militare Contemporanea. Dal 1796 ad oggi”.  presso la degli Studi N. Cusano Telematica Roma. Attivato dall’anno Accademico 2018/2019 (per laureati)

Iscrizione dal 1 settembre 2022. Info www.unicusano.it /master

 

Master di 1° Liv. In “ Politica Militare Comparata. Dal 1960 ad oggi. presso la degli Studi N. Cusano Telematica Roma. Attivato dall’anno Accademico 2020/2021 (per Laureati). Iscrizione dal 1 settembre 2022. Info www.unicusano.it /master

 

Master di 1° Liv. “Terrorismo ed Anti Terrorismo Internazionale”. presso la degli Studi N. Cusano Telematica Roma. Attivato dall’anno Accademico 2021/2022 (per Laureati). Iscrizione dal 1 settembre 2022. Info www.unicusano.it /master

 

Corso di Aggiornamento e Perfezionamento . “Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale. presso la degli Studi N. Cusano Telematica Roma.. Attivato dall’anno Accademico 2021/2022 (per Diplomati). Iscrizione dal 1 settembre 2022. Info www.unicusano.it /master

 

I Soci del nastro Azzurro hanno condizioni agevolate di iscrizione che sono riportate sul bando

Ulteriori Indicazioni ed approfondimenti: info  didattica.cesvam@istitutonastroazzurro.org

venerdì 9 settembre 2022

Nota sulla guerra

 

Sempre, stupidamente, in guerra

Un rosario doloroso, che pare inevitabile: la guerra nel Tigrai, con i bambini morti; e ancora l’Africa, che non trova pace; il Pakistan strozzato dalla crisi politica e da quella ambientale; poi, di nuovo e sempre l’Ucraina, con il 20% del territorio in mano ai russi e la guerra che pare infinita. Ancora una volta, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo segue la strada del racconto e dell’analisi per spiegare le ragioni delle troppe guerre del Pianeta. Ogni volta, in ogni caso, in ogni singolo luogo di scontro, significa confrontarsi con l’irrazionalità: la pace sarebbe sempre possibile, la guerra sempre evitabile. Serve solo l’intelligenza di capire che avere più equilibrio fra ricchezze, diritti e esseri umani significa vivere meglio. Il Mondo non ha bisogno di patrioti ed eroi. Ha bisogno di intelligenza.
Fonte: Atlante delle Guerre settembre 2022

martedì 30 agosto 2022

Rimini, il Papa, i Cattolici e Draghi con un dubbio: Porta Pia.



 Ad un mese dalla caduta del Governo Draghi in Italia  è iniziata la campagna elettorale. I partiti politici si presentano agli elettori con il variegato mondo delle promesse elettorali, sapendo benissimo che non potranno mai mantenerle. Le interferenze della Russia attraverso i partiti a lei collegati in questa campagna sono evidenti. La dichiarazione del Presidente Russo Medved che invita gli italiani a non votare per un governo, come quello passato, "idiota" rappresenta la superbia la spocchia di una Nazione non solo sull'orlo di una disintegrazione come quella del 1989, ma incapace di vincere una guerra, da lei chiamata operazione militare, contro una nazione che praticamente era nella sua orbita, Come ulteriore segno di debolezza ha mandato quattro navi in Adriatico, cercando di creare quel clima di scontro che andrebbe tutto a favore dei suoi partiti in Italia, nell'indifferenza totale degli Italiani, in vacanza, e tallonata dalla unità della marina Militare italiana che lo dovevano fare d'ufficio.

A Rimini, in quel consesso in cui anni fa accolto Berlusconi definito "uno di noi", che ha celebrato un matrimonio-non matrimonio , che si candida a Presidente della repubblica ad ogni occasione ora i cattolici, che hanno ricevuto l'ordine dal papa di astenersi dalla campagna elettorale devono per forza giocare la parte degli ubbidienti e non possono esultare ancora per una destra che si presenta con un programma retrivo: sovranismo ( ovvero il debito italiano lo pagano gli italiani, come giusto,) e la rinnovata autarchia di buona memoria. Ancora non siano arrivati a staccare le cancellate e a rovistare nelle cantine, ma ancora qualche passo e riusciremo ad avere le materie prime strategiche che ci servono con questo approccio altamente strategico. Però, occorre dirlo, faremo contento Medved, e non è poco.

Sarà un bel vedere  a settembre nel quadro della maturità degli Italiani. Dopo aver sostenuto i 5 Stelle che effettivamente ci hanno fatto vedere le stelle, che ancora non si è capito perchè hanno fatto cadere il Governo, mossa propedeutica alla loro scomparsa,  ora vediamo se lasciando l'Europa e lasciando chi ci può aiutare (Nato, Ocse UE ecc.) riusciremo a peggiorare una situazione che la più galoppante fantasia non poteva immaginare. 

Draghi a Rimini ha tracciato il quadro di quello che si deve fare. Vediamo se i Cattolici, che ancora non hanno digerito Porta Pia, ma hanno un Papa, che venendo da un altro  mondo, cerca disperatamente  un pochino di farli rinsavire.  Certamente non quel gruppo di cattolici "doc" che in una Chiesa di Via della Conciliazione a Roma pregano ogni sera in modo sentito ed accorato per la morte di questo. Papa. Lui chiede sempre di "pregare per lui" Forse non intendeva questo tipo di preghiere.  Il dubbio rimane: a Porta Pia i piemontesi sono stati troppo buoni...

sabato 20 agosto 2022

La prigionia in mano ai Francesi 1940 -1945


 La prigionia in mano ai Francesi nella seconda guerra mondiale in termini di crudeltà ed efferatezza non fu inferiore a quella  nazista. Il Volume raccoglie le testimonianze  di coloro che ne furono protagonisti.

 Tale violenza ha assuto questo grado estremo anche per la politica italiana del fascismo, soprattutto il momento della entrata in guerra dell'Italia nel giugno 1940, quando la Francia era stata ormai sconfitta e prostrata. Chi semina vento sempre ha raccolto tempesta.

domenica 24 luglio 2022

La Caduta di Draghi

 A conferma di quanto si scriveva, la politica italiana è sempr epiù inaffidabile, Draghi, e la sua squadra di tecnici non hanno più la maggioranza. Ora si va alla elezioni anticipate chiedendo al popolo sovrano chi ci deve governare. Ardua richiesta in quanto la classe politica, al contrario di altre professioni, non esprime persone che abbiano la capacita di affrontare temi complessi. Tutti possono fare tutto, il problema è come. Pertanto ancor auna volta l'Italia dimostra che non è in gradi di selezionare e esprimere una classe dirigente. Mancano quelle he una volta erano le scuole di formazione, confessionali, laiche di partito e chi arrivava alla politica era espressione di una selezione meritocratica degna di nota. I mesi che ci aspettano saranno all'insegna delle promesse, tanto nessuno le mantiene. Ad ognuno di queste occorre valutarla attraverso la griglia: come, le si realizza, con che soldi e con che uomini, A Roma ancora eccheggiano frasi " il vento cambierà.." il vento sta cambiando" In sei mesi risolveremo questo e quello. In realtà il vento non è cambiato, non è stato risolto quello che si voleva risolvere ma in più abbiamo un altro strato di persone che si sono fatte le posizioni lucrative e di rispetto su promesse  e favole. Il rischio qualunquista è evidente, ma la realtà in politica, in prospettiva futura, supera sempre la più galoppante negativa fantasia.

domenica 10 luglio 2022

La politica Italiana sempre più inaffidabile

 Le attuali vicende della maggioranza con le altalene del partito di maggioranza relativa che ancora non ha deciso che cosa sia, rendono sempre più inaffidabile la politica italiana, che ormai non sa più esprime leader e persone che siano in grado di poter gestire l'interesse pubblico. Aumenta la preoccupazione dei cittadini che di fronte alla pandemia e di fronte alla guerra in corso assistono a comportsmrtni che non sono proprio rassicuramti

domenica 19 giugno 2022

Antonio Trogu Evoluzione della nato

 



La sigla NATO sta per North Atlantic Treaty Organization, ovvero Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord. Si tratta di un'organizzazione internazionale che ha lo scopo di creare una collaborazione fra i paesi membri sotto il punto di vista della difesa.

 

La NATO nasce dal Patto Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949, ed entrato in vigore il 24 agosto dello stesso anno. L'organizzazione ha sede a Bruxelles, in Belgio e i paesi fondatori sono stati 12 mentre oggi la lista dei paesi membri ha invece raggiunto quota 30:

BELGIO (1949)

 

REGNO UNITO (1949)

 

ESTONIA (2004)

 

CANADA (1949)

 

STATI UNITI (1949)

 

LETTONIA (2004)

 

DANIMARCA (1949)

 

GRECIA (1952)

 

LITUANIA (2004)

 

FRANCIA (1949)

 

TURCHIA (1952)

 

ROMANIA (2004)

 

ISLANDA (1949)

 

GERMANIA (1955)

 

SLOVACCHIA (2004)

 

ITALIA (1949)

 

SPAGNA (1982)

 

SLOVENIA (2004)

 

LUSSEMBURGO (1949)

 

POLONIA (1999)

 

ALBANIA (2009)

 

NORVEGIA (1949)

 

REPUBBLICA CECA (1999)

 

CROAZIA (2009)

 

PAESI BASSI (1949)

 

UNGHERIA (1999)

 

MONTENEGRO (2017)

 

PORTOGALLO (1949)

 

BULGARIA (2004)

MACEDONIA DEL NORD (2020)

 

 

                    periodico italiano.it

 

L'elenco è in continuo aggiornamento, poiché,  come previsto dal regolamento dell'organizzazione,  può diventare membro della NATO “qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza dell'area nord-atlantica”; ma con solo due limiti generali:

·                Solo gli Stati europei sono candidabili per l'ingresso

·                I candidati devono essere approvati da tutti i membri attuali

La NATO si impegna a risolvere pacificamente le controversie. In caso di fallimento degli sforzi diplomatici, ha il potere militare di intraprendere operazioni di gestione delle crisi in base alla clausola di difesa collettiva presente nell'Articolo 5 del Trattato di Washington o dietro mandato delle Nazioni Unite, da soli o in collaborazione con altre organizzazioni internazionali.

 L'articolo 5 del Trattato di Washington stabilisce che un attacco armato a uno dei paesi membri viene considerato un attacco diretto contro tutte le parti dell'organizzazione. Ciò comporta, si legge nell'articolo, che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale.

Durante la Guerra Fredda, la NATO aveva una missione chiara e rigorosa contrastare e sconfiggere il Patto di Varsavia[1]. Dopo la caduta del muro di Berlino e il dissolvimento del nemico storico rappresentato dal Blocco Orientale, la NATO ha perso il suo status difensivo, trasformandosi in un partenariato di collaborazione militare tra gli aderenti e agendo secondo le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU relative a situazioni di crisi di importanza globale.  

 

Nel corso della Guerra Fredda, la NATO non si è mai impegnata in operazioni militari, ma negli anni '90 nel corso del conflitto jugoslavo e della guerra in Kosovo l'alleanza ha imposto una no-fly zone, quindi ha schierato una forza di mantenimento della pace e nel 1999 ha effettuato bombardamenti sulla Jugoslavia dal termine dei quali guida una operazione di sostegno alla pace in Kossovo, KFOR. L'intero processo ha messo allo scoperto le inadeguatezze della NATO nell'affrontare una guerra calda. Negli anni 2000, la NATO dopo gli attacchi dell'11 settembre è andata in prima linea combattendo in Afghanistan e addestrando le forze afghane a partire dal 2003, contrastando la pirateria nelle acque vicino alla Somalia e poi in un intervento militare che aveva lo scopo di proteggere i civili in Libia ed è andato molto più lontano del suo mandato approvato dalle Nazioni Unite nel rovesciare il tiranno Muammar Gheddafi.

La Nato ovviamente in questi 73 anni ha dovuto adattare la sua natura e i suoi obiettivi ai numerosi cambiamenti nello scenario internazionale, dalla sua nascita sotto  diversi aspetti è molto cambiata ma rimane  un’alleanza transatlantica dove il ruolo principale, la regia, rimane agli USA che però  per decidere ha bisogno del consenso e dell’appoggio della sponda europea. Nel corso degli anni il rapporto interno all’Alleanza è molto cambiato, durante la Guerra fredda la Nato era più ridotta nel numero dei suoi componenti ma maggiormente  coesa per una sorta di comune “sentimento atlantico”, questo permetteva che anche in situazioni difficili si potessero raggiungere decisioni importanti e delicate, partendo anche da punti di vista e interessi differenti.

Oggi la Nato è aumentata nel numero dei suoi membri e questo “sentimento atlantico” è in parte cambiato, perché come prevedibile, è più influenzato anche dai punti di vista e dalle priorità dei singoli Paesi, è condizionato dalla presenza dei nuovi membri dell’Alleanza e da alcuni elementi critici nuovi, oggi presenti.

La NATO ha intensificato la propria presenza nei Balcani. Prima nel 2009, con l’ingresso di Albania e Croazia,  poi nel 2017 con l’inclusione del Montenegro e nel 2020 con l’adesione dalla Macedonia del Nord, l’alleanza si è garantita la presenza su tutti gli sbocchi europei sul mar Mediterraneo. Da sottolineare che la Russia da sempre considera i Balcani una propria naturale zona d’influenza ed attualmente questa è limitata alla sola Serbia, dove la NATO rimane altamente impopolare per via del ricordo vivo dei bombardamenti.

Sul piano europeo è evidente che vi sono differenze tra i Paesi membri,  da un lato vi sono i Paesi dell’est e i Baltici, entrati nell’Alleanza più recentemente, che hanno come priorità il contenimento russo e questo allargamento ad est ha provocato uno sgretolamento delle relazioni USA-Russia.

Sul versante meridionale la tendenza e’ dare priorità al tema del Mediterraneo che è però un tema poco sentito dai Paesi del nord-est. Vi e’ poi, all’interno dell’Alleanza, una questione aperta che riguarda il rapporto con un alleato importante come la Turchia. La trasformazione del ruolo della Turchia nell’Alleanza va di pari passo con la trasformazione impressa dal presidente Recep Erdogan alla politica estera e di difesa del paese, l’intervento militare diretto di Ankara nel conflitto siriano allo scopo di contrastare la presenza curda lungo i suoi confini meridionali, che viene percepita come una minaccia alla sicurezza nazionale,  ha sollevato timori di uno scontro con Washington, alleata invece delle forze curde nella lotta allo Stato islamico. Vi e’ poi la contesa che la Turchia ha con la Grecia reclamando un “diritto” di trivellazione in area di competenza greca e questo e’ fonte di imbarazzo nella NATO.

Come detto e’ inevitabile che esistano sia in ambito atlantico sia in ambito europeo delle diffidenze reciproche, l’Unione europea può avere interessi prioritari e propri su aree o tematiche che magari interessano meno alla Nato come ad esempio all’Africa, un continente in “esplosione” con grandi problematiche che ci riguardano molto da vicino e anche con grandi potenzialità, che per gli europei è una necessaria priorità.

Dall’altro lato dell’Atlantico invece, negli Stati Uniti, il tema dell’adesione alla Nato negli ultimi anni è stato un tema dibattuto anche se oggi, sia in ambito militare sia politico sembra essere chiaro che l’esistenza della Nato e il rapporto con gli alleati è centrale anche per la sicurezza nazionale americana.

Ma nonostante questa adesione alla Nato in molti ambienti militari e politici americani, qualche elemento di dubbio ha riguardato, in alcuni casi, l’atteggiamento da parte della precedente presidenza, da cui la Nato è stata spesso inquadrata più come un costo e non sempre in termini positivi. Si e’ visto che Trump non credeva nelle alleanze e negli impegni presi nei trattati,  aveva molti dubbi sui partner europei e che la leadership  americana significava che gli Stati Uniti avrebbero fatto ciò che volevano con gli europei che si sarebbero adattati. Trump aveva bollato l’Alleanza atlantica come una struttura obsoleta, un relitto della Guerra Fredda che metteva i bastoni tra le ruote al suo tentativo di arrivare a una distensione con la Russia di Vladimir Putin,  questo aveva messo in crisi quello che sembrava un asse politico militare indistruttibile.

Dopo lo stupore per gli attacchi del presidente americano le capitali europee hanno tratto le proprie conclusioni. È stata soprattutto Parigi ad essersi mossa con più decisione per guidare l’Unione europea verso una maggiore indipendenza in materia di sicurezza e difesa. In una intervista all’Economist a novembre 2019 il Presidente francese Macron aveva detto con parole inequivocabili “stiamo vivendo la morte cerebrale della NATO” con riferimento alla mancanza di coordinamento tra Europa e Stati Uniti e all'azione aggressiva in Siria della Turchia, un membro chiave dell'Alleanza Atlantica. "Non c'è alcun coordinamento del processo decisionale strategico tra gli Stati Uniti e i suoi alleati", aveva dichiarato Macron, "c'è un'azione aggressiva non coordinata da parte di un altro alleato della Nato, la Turchia, in un'area in cui sono in gioco i nostri interessi". In pratica si riferiva al l'intervento militare turco contro le forze curde nel Nord in Siria, fortemente criticato da alcuni membri Nato, ma reso possibile dal ritiro delle truppe Usa, ordinato dal presidente Usa Donald Trump.

Ricordiamo che nel 1966 la Francia cessò la sua partecipazione al comando militare integrato e questa decisione si e’ prolungata quarantatré anni, anni nei quali la Francia non ha però mai fatto mancare l’appoggio all’Alleanza, con la partecipazione diretta alle operazioni militari, dalla Bosnia ed Erzegovina, al Kosovo, all’Afghanistan. Solo nel 2009 , con il Presidente Sarkozy e’ rientrata a pieno titolo nel comando integrato dell’Alleanza. 

La presidenza Biden è stata accolta inizialmente dai membri della NATO con un sospiro di sollievo nella speranza di ricucire gli strappi che si erano accumulati in quattro anni di presidenza di Donald Trump. Rimangono però fattori di tensione che riguardano le recriminazioni USA per gli scarsi contributi europei alle spese dell’alleanza, lo spostamento del focus americano verso il Pacifico e non ultimo il desiderio e tentativo europeo di avere una politica estera e di sicurezza sempre più autonoma dalle risorse di Washington.

Inoltre gli alleati europei si sono lamentati di quella che vedevano come un'inconcepibile mancanza di consultazione anticipata ovvero il recente ritiro caotico delle forze occidentali dall'Afghanistan, che e’ stato da alcuni visto come la più grande debacle che la Nato abbia subito dalla sua fondazione.

L’intervento russo in Ucraina ha in un certo modo ricompattato l’Alleanza anche se rimane la questione dell’ulteriore allargamento della NATO con il possibile ingresso di Finlandia e Svezia. In realtà i due Stati scandinavi, pur formalmente estranei al blocco atlantico, sono da tempo integrati nel blocco occidentale essendo entrambi membri dell’Unione europea e partner della NATO.

Sembra quindi superata la posizione francese di “morte cerebrale dell’alleanza” che ora ritiene non valido l’aspetto competitivo tra difesa europea e Alleanza transatlantica e che quest’ultima può essere rafforzata da una sovranità europea.

E’ inevitabile che sia in ambito atlantico che in ambito europeo vi siano delle diffidenze reciproche ma ora più che mai un forte pilastro europeo può solo essere un valore aggiunto per la NATO. Il quadro della sicurezza europea sta cambiando rapidamente, rimane prioritario assicurare la difesa dell’integrità’ territoriale anche in considerazione dell’intervento della Russia con forze militari nei confronti di uno stato sovrano come in Georgia nel 2008, in Crimea nel 2014 ed ora in Ucraina. E’ il momento di pensare ad una comune politica estera e di difesa europea.

La sfida principale per la NATO del futuro e’ prendere atto che l’Alleanza non dipende dalle scelte strategiche delle amministrazioni americane e non funge da strumento della politica estera di Washington ma è dotata di una componente, quella europea, che concorre all’esistenza dell’ombrello Nato. Il progetto di “difesa europea” deve essere sviluppato in tempi brevi con una linea politica chiara, condivisa ed unitaria che potrebbe portare, in futuro ad una divisione dei compiti tra UE e NATO.

 

 

 

 

 



[1] Nel 1955, l’URSS e gli altri stati socialisti del cosiddetto “blocco orientale” sottoscrissero il Patto di Varsavia, un’alleanza militare che aveva a sua volta lo scopo di fare da deterrente, dopo l’ingresso della Germania Ovest nella NATO